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Spagna, infanta Cristina prosciolta dalle accuse

Era imputata per riciclaggio

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Il capo di imputazione principale è stato cancellato, restano le accuse “minori”, se tali si possono definire. Venerdì 7 novembre l’Alta corte di Maiorca ha prosciolto l’infanta Cristina, sorella del neo-re di Spagna Felipe, dall’accusa di riciclaggio fiscale. La sentenza, parzialmente positiva per la casa reale, giunge in accoglimento di una richiesta di assoluzione formulata da un tribunale di grado inferiore. Diciamo parzialmente positiva, perché, come dicevamo, non spazza via tutte le  pendenze di Cristina nei confronti della giustizia: resta la frode fiscale. L’infanta era stata rinviata a giudizio il 25 giugno scorso perché implicata col marito, l’uomo d’affari ed ex pallamanista Inaki Urdangarin, nel cosiddetto scandalo Noos (per i giudizi “Operazione Babele”, inchiesta scattata nel 2010).
I fatti al centro del processo coprono un periodo di tempo compreso tra il 2002 e il 2009. Secondo gli inquirenti, nell’arco di quegli otto anni, la Noos, società benefica senza scopo di lucro, creata da Urdangarin per fare mecenatismo sportivo e nel cui organigramma Cristina figurava come segretaria, riuscì ad assicurarsi, in esclusiva e in puntuale vantaggio sui concorrenti, lucrosi contratti di affari con alcuni governi locali: le entrate da essi derivate venivano poi girate su conti segreti dello stesso Urdangarin e di un suo socio in affari, il faccendiere Diego Torres, oltre che su società-fantasma come la Aizoon, anch’essa impegnata nella promozione sportiva e amministrata al 50% da Urdangarin e dalla reale consorte. Con queste operazioni Urdangarin e Torres, “il gatto e la volpe”, avrebbero messo le mani su un capitale di ben sei milioni di euro, con la complicità o quantomeno con la connivenza di Cristina.

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