Far uscire il suo partito, quello democratico, dalle paludi del “Vietnam” senatorio, in questo ultimo scorcio dell’era Obama, e fargli rivedere la luce, in vista delle presidenziali del 2016. Parte dal suo nuovo incarico di consigliera per la strategia politica la corsa alla Casa Bianca della senatrice Elizabeth Warren? Per le primarie c’è tempo (e c’è tempo anche per studiare i possibili, ferocissimi competitori, Hillary Clinton in testa), ma quel che è certo è che venerdì 14 novembre alla sessantacinquenne senatrice del Massachusetts, docente di Diritto Fallimentare, è stata offerta dal suo partito la possibilità di ritagliarsi un ruolo che, se svolto come tutti si aspettano che lo svolgerà, avrà un peso nel voto che dovrà scremare i pretendenti dell’Asinello al match finale con il candidato repubblicano per la successione a Barack Obama. Regista della pattuglia democratica in un Senato ormai a maggioranza “rossa”: una traversata nel deserto per vere dure della politica, ma al termine della quale, appunto, potrebbe esserci qualcosa di più della soddisfazione di aver “condotto alla salvezza” i suoi colleghi. La fiducia da parte di questi ultimi c’è, e lo dimostra il fatto che l’incarico a cui l’hanno destinata è ad personam, cioè, in realtà, è stato creato apposta per lei: pane per i suoi denti, si potrebbe dire.
E di battaglia dura, in effetti, Elizabeth Warren se ne intende: non per niente negli Usa è conosciuta anche come “paladina dei consumatori”, per le lotte combattute, da docente attivista per i diritti civili, contro le ingiustizie commesse dalle banche di Wall Street a spese dei cittadini, e culminate nel 2005 nella creazione di un’authority per la difesa dei consumatori. In seguito, divenuta presidente della commissione economica istituita dal Congresso e poi consigliere speciale del Dipartimento del Tesoro, divenne la più grande esperta della crisi degli anni 2009-11, e fu lei a dare l’impostazione fondamentale ai piani di stabilizzazione economica. E non è detto che, da qui al 2016, i cittadini Usa non si affidino proprio a lei, già traghettatrice dei suoi compagni nella Camera alta del Congresso, per essere traghettati verso una fase di decisa ripresa economica, dopo anni di depressione e stagnazione.