Banzai, “lunga vita all’Imperatore”. Dopo tanti film di guerra avevamo imparato a conoscere questa parola come il grido di battaglia dei kamikaze nipponici, pronti a sfracellarsi contro le navi americane. Il 21 novembre abbiamo imparato che può essere anche la formula con cui i deputati della Camera dei rappresentanti si congedano dai loro scanni. Il premier Abe, infatti, ha deciso, in anticipo di due anni, di far calare il sipario sulla Camera bassa del Kokkai, il Parlamento giapponese, per indire nuove elezioni. E questo perché in Giappone, affinché si ponga fine ad una legislatura, non occorre che vengano sciolti entrambi i rami parlamentari: e comunque, anche volendo, non lo si potrebbe fare, dal momento che la Costituzione vieta che la Camera alta, anche detta Camera dei consiglieri,venga sciolta prima della fine del suo mandato. Fortunatamente i diversi meccanismi di elezione delle due assemblee (uninominale quella bassa, proporzionale quella alta) consentono ad esse di avere praticamente due vite separate, e così, se un ramo garantisce la durata di un Parlamento eletto, l’altro consente di apportare alla legislatura le eventuali modifiche e correzioni “in corso d’opera”. E quella che ha in mente Abe non è una correzione di poco conto: cancellato il nuovo aumento dell’iva (al 10%) che era stato fissato per ottobre 2015, l’obiettivo è ora quello di farlo slittare diciotto mesi più in là, all’aprile 2017. La ragione è evidente: da aprile di quest’anno, dopo che la tassa sul valore aggiunto era già stata alzata dal 5 all’8%, il Paese è sprofondato nella recessione. A questo punto, anche solo l’annuncio di un ulteriore inasprimento della stessa imposta in tempi brevi non avrebbe altro effetto che acuire le tensioni sociali; d’altro canto, però, l’aumento appare necessario per rimpinguare le casse dello Stato. Dilazionare in favore dei cittadini, e nello stesso tempo garantire alle forze politiche (tanto al suo partito, il Liberaldemocratico, quanto ai Democratici che sono all’opposizione) che quanto dev’essere fatto, sarà fatto; in mezzo, la necessità di continuare a rendere credibili, a livello internazionale, le possibilità del Giappone di riprendersi. Come conciliare tutto ciò? Rimettendo subito l’operato del suo governo al giudizio dei cittadini, così da bruciare sul tempo un eventuale ricompattamento dell’opposizione: il voto, che è praticamente un referendum sullo slittamento dell’iva, quasi certamente consegnerà al suo esecutivo una nuova e più forte legittimazione, e soprattutto un orizzonte di manovra più ampio e idoneo a provvedimenti di largo respiro. L’appuntamento con le urne è per il 14 dicembre.