Una settimana dopo l’esplosione dello scandalo sulla concessione di visti facili ad investitori stranieri, che ha visto il fermo di numerosi rappresentanti di primo piano delle istituzioni (oltreché le dimissioni del ministro degli Interni, Macedo), in Portogallo venerdì 21 novembre, alle ore 23.00 – ne da notizia la televisione di quel Paese -, è stato arrestato l’ex premier socialista José Socrates: per lui una sorpresa non certo lieta all’aeroporto di Lisbona, dove ad attenderlo, al ritorno da un viaggio a Parigi, ha trovato la polizia, pronta a prelevarlo su mandato della Procura generale portoghese. Socrates, già capo del governo (precisamente dal 2005 al 2011), ma anche ex segretario del suo partito (dal 2004 al 2011) ed ex presidente del Consiglio europeo (luglio-dicembre 2007), è accusato di frode fiscale, riciclaggio di denaro e corruzione; la magistratura non vuole perdere tempo, a ventiquattr’ore dal suo arresto l’uomo politico ha già appuntamento con un giudice istruttore, ansioso di sentirlo sui capi di imputazione contestatigli. Ci si chiede: colui che fino a qualche anno fa era l’astro di riferimento della sinistra lusitana è il pesce piccolo o il pesce grande finito nella rete di un’inchiesta su operazioni bancarie e trasferimenti di denaro sporchi che dà da lavorare ad un plotone di inquirenti (una sessantina) e sta mettendo l’intero Paese in subbuglio, con perquisizioni a tappeto? Quel che è certo è che con lui sono state fermate altre tre persone, già sentite dai magistrati: anch’esse sono implicate in vicende di corruzione, nell’ambito della stessa indagine.