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Usa, storica riforma dell’immigrazione

Cinque milioni di immigrati regolarizzati

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Dopo la riforma sanitaria (Obamacare), il presidente Barack Obama si prepara a lanciare, venerdì 21 novembre, quello che forse potrebbe diventare il secondo più grande risultato della sua era presidenziale: una vasta riforma dell’immigrazione, che viene incontro alle esigenze di qualcosa come cinque milioni di persone non nate sul suolo Usa ma ormai pienamente integrate nel suo tessuto sociale e produttivo.   
Dieci punti per mettere in regola una fetta di popolazione Usa così consistente, e ancor più accresciutasi dal 2010 ad oggi.  Dal rafforzamento dei controlli ai confini al divieto dei rimpatri forzati per i minori, argomento, questo, all’attenzione del presidente sin dal 2012; passando per l’estensione del diritto a rimanere in Usa anche per coloro che vi siano entrati dopo il 15 giugno 2007, termine precedentemente stabilito per poterne beneficiare (e in origine, in base al programma Daca, Deferred action for Childhood Arrivals, riservato ai soli minori di quindici anni). La cosa fondamentale è che tutti coloro che si siano trasferiti negli Usa per scelta o necessità di vita e per motivi di lavoro e che non siano in regola accettino di “normalizzarsi”: in tal caso il premio consisterà in ciò che gli antichi Cesari avrebbero chiamato “diplomata”, le licenze di soggiorno e di impiego legalmente riconosciute, un passo imprescindibile per poter sperare di diventare, un domani, cittadini Usa a tutti gli effetti. Ma questi “diplomata” non saranno solo premi, per alcune categorie di soggetti interessati dal provvedimento, a determinate condizioni e alla luce di comprovate garanzie, saranno essi stessi il certificato dell’avvenuta regolarizzazione: in particolare, potranno ricevere un permesso di lavoro di tre anni tutti gli immigrati ancora “abusivi” però “puliti” dal punto di vista legale che risiedano negli Usa da almeno cinque anni , o che abbiano un figlio nato nel territorio della Confederazione (oltre, naturalmente, a quelli che un permesso di soggiorno permanente ce l’hanno già). Pugno duro, invece, contro criminali e terroristi: per loro l’espulsione sarà implacabile e veloce, anche sulla base di un più efficiente ed approfondito controllo dei precedenti legali e fiscali. “I nuovi passi che intraprendiamo in materia di immigrazione renderanno il sistema più equo e più giusto. L’amnistia è quella che viviamo adesso, con milioni di persone che vivono qui senza pagare le tasse e rispettare le regole”, ha detto Obama annunciando la riforma in tv: il presidente è determinato ad agire di imperio per concretizzare questo suo grande progetto sociale, conscio del fatto che né la durata del suo mandato né gli equilibri parlamentari giocano a suo favore, e dunque non è possibile portare avanti un’azione condivisa o comunque spalmabile su un margine di tempo più comodo.  

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