Abu bakr al-Baghdadi, il padre fondatore dell’Isis, il primo califfo del Califfato? E’ morto, si legge in un tweet pubblicato il 10 novembre a nome del ministro degli Esteri iracheno. Poche ore dopo, però, prima ancora che arrivassero le smentite dei miliziani dello Stato islamico, è stato lo stesso titolare del dicastero, al Jafaari, a doversi scomodare per ritrattare l’annuncio, attraverso un suo portavoce che si è fatto intervistare telefonicamente dall’Ansa. Il ministro degli Interni ha provato a correggere un po’ il tiro, con un comunicato affidato all’agenzia di stampa Nina: al-Baghdadi è stato colpito, sì, ma ha solo riportato delle ferite. E questo sarebbe avvenuto in un raid in cui, invece, sono rimasti uccisi molti altri leader islamisti (si dice una cinquantina).
Insomma, non c’è certezza sulla effettiva sorte di al-Baghdadi. L’unica cosa sicura che si può dire è che, sabato 8 novembre, il Califfo si è trovato sotto il tiro degli aerei della Coalizione ad Al Qaim, nella provincia occidentale di Al Anbar, o quantomeno qualcuno ha creduto di riconoscerlo, in mezzo agli altri capi estremisti che, invece, sono stati effettivamente eliminati. Laggiù, sulla strada tra Mosul e Raqqa, i bombardamenti si sono concentrati su un convoglio di dieci mezzi blindati dell’Isis e su un edificio individuato come la sede dei summit tra i comandanti dello Stato islamico. Se non è morto proprio al-Baghdadi, dicono alcune fonti, è praticamente fuor di dubbio che sia stato abbattuto il suo braccio destro, Abu Muslim Turkmen. Quasi contemporaneamente, nel corso d un’incursione aerea degli americani e dei loro alleati a Falluja, sotto le bombe sarebbe caduto un altro esponente di vertice dell’Isis, Abu Huthaifa al-Yamani.