Un tranquillo tecnico di radiologia dell’ospedale di Ottawa con l’hobby degli ordigni? La cosa non è strana, se indagando più a fondo nella sua vita, si scopre una realtà più inquietante.
Misbahuddin Ahmed, trent’anni, sposato con tre figli, professionista affermato, era diventato un mostro dall’oggi al domani nel 2010. Quando venne arrestato, sulla base di un’accusa non da poco: pianificare attentati terroristici contro il suo Paese (anche se, in realtà, è indiano di nascita, come in effetti fa pensare il nome) all’interno di una cellula islamica di cui faceva parte. Allora si scrisse che era stata sventata la più grande minaccia mai ordita dal terrorismo di matrice islamica su suolo canadese, la cosiddetta Operazione Samossa.
Nella casa di Ahmed la polizia aveva rinvenuto schemi e appunti condivisi con gli altri “amici” del suo gruppo: erano finalizzati alla costruzione di una bomba. C’erano inoltre mappe che dovevano servire ad un attentato: esso avrebbe avuto come obiettivo una base militare.
Il dott. Ahmed, esperto di tecnologia diagnostica, un terrorista? Molti stentavano a crederlo. E infatti, in questi anni che ha trascorso da detenuto in attesa di giudizio, molti gli hanno manifestato il loro sostegno con lettere piovute sul tavolo del giudice McKinnon, che però, fedele alla sua fama di duro, non si è fatto impietosire.
Il 23 ottobre, a poche ore di distanza da un’altra vicenda legata al fanatismo islamico che ha turbato i pensieri degli abitanti di Ottawa, è giunta la sentenza definitiva nei confronti dell’uomo; il processo a suo carico era iniziato circa due mesi prima. Egli è stato condannato a dodici anni di carcere, e gliene sono stati risparmiati altri otto, probabilmente perché alla fine McKinnon, forzando la sua natura, ha tenuto conto dei propositi di pentimento di Ahmed, espressi più volte. di ravvedersi. Peggio è andata al leader della sua cellula, Hiva Mohammad Alizadeh, condannato a ventiquattro anni.