Ancora altissima la tensione in Francia, dove a una settimana dalla morte di Rémi Fraisse, il 21enne ambientalista rimasto ucciso dallo scoppio di una granata durante una manifestazione, continuano le proteste a Nantes e Tolosa, la città natale del ragazzo, dove centinaia di persone sono scese in strada nel ricordo di esso, dando presto sfogo alla rabbia per l'accaduto attaccando la Polizia, che è intervenuta pesantemente con gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. “Queste manifestazioni sono solo un insulto alla memoria di Rémi Fraisse”– ha commentato il premier francese Manuel Valls, mentre l'autopsia condotta sul corpo del ragazzo ha confermato la morte per “esplosione ravvicinata”e venerdì scorso è stata anche comprovata la tesi della “granata offensiva”, dopo che tracce di tnt sono state trovate sui vestiti di Fraisse, un componente che si trova nelle “flash bang”, le bombe assordanti in uso anche alla Gendarmeria francese e di cui, stando alle dichiarazioni degli ambientalisti, è stato fatto largo uso nel pomeriggio degli scontri escludendo così che egli potesse essere stato colpito da un fuoco pirotecnico modificato. Rémi Fraisse è rimasto ucciso nel pomeriggio del 26 ottobre a Sivens, nel sud-ovest della Francia, dove da tempo è in corso una protesta contro la costruzione di un'imponente diga che andrebbe a devastare l'ambiente circostante, ricco di fauna e vegetazione protetta, nel corso dell'ennesima manifestazione quando è rimasto a terra, circondato e poi portato via da un plotone dei reparti antisommossa della Gendarmeria. “Mio figlio sentiva questa causa come sua perchè sensibile alle problematiche ambientali, non era un violento né un irriducibile – così commenta Jean-Pierre Fraisse – ed era là senza casco o altro, a mani nude, gli avevo detto di essere prudente poi ho appreso la notizia sui giornali”.
La morte del giovane ambientalista ha provocato scontri anche a livello politico, nonostante il cordoglio e rammarico espressi dal presidente Hollande socialisti e verdi sono arrivati ai ferri corti, con l'ex ministro dell'Edilizia Cecile Duflot che ha parlato di “scandalo assoluto e macchia indelebile per questo governo” mentre il ministro dell'Interno Cazeneuve, accusato dall'eurodeputato Bovè “di aver fomentato il clima che ha portato agli scontri e alla morte del giovane”, ha replicato smentendo le accuse e tacciando di “irresponsabilità” riguardo alle stesse, dopo che “si stanno facendo ancora le indagini necessarie e tutti i mezzi sono in campo per arrivare alla verità”. Intanto sono una decina i feriti dopo gli aspri scontri in reazione alla morte di Rémi Fraisse e almeno trenta i fermati dalla Polizia per una protesta che , nonostante la ritornata calma apparente, ancora sta covando in un clima fragile e aleatorio dopo l'increscioso fatto che ha portato all'uccisione del giovane ambientalista.