Da quando è iniziata la guerra aerea contro l’Isis in Iraq, i Mirage e i Rafael di Hollande si sono distinti da subito per una precisione chirurgica nel centrare gli obiettivi. Il 19 settembre, al primo raid, gli aerei francesi hanno distrutto un deposito di approvvigionamento dei miliziani nella zona di Zumar (nord-est del Paese); ed erano transalpine le bombe di Fallujah del 25 settembre, che hanno raso al suolo un’ex caserma militare occupata dai jihadisti (in questo caso, si trattava anche di una rappresaglia per l’esecuzione di un francese da parte di un gruppo algerino imparentato col Califfato);e transalpine erano pure quelle che il 19 ottobre hanno fatto saltare due veicoli blindati a disposizione degli uomini di al-Baghdadi nella regione di Baji-Tikrit. Il 24 ottobre, al quarto raid, gli incursori inviati da Parigi hanno fatto saltare un complesso di dodici edifici che ospitava un deposito di munizioni dell’Isis, ad ovest di Kirkuk. A farsi latore della notizia il capo di Stato Maggiore della Difesa francese, Peter de Villers, sull’emittente radiofonica Europe 1. De Villers ha comunicato che durante l’incursione sono state sganciate in tutto settanta bombe.
Oltre ad essere impegnati in prima linea nei bombardamenti dal cielo contro lo Stato islamico, i francesi, conformemente agli obblighi presi al momento dell’adesione alla coalizione internazionale, offrono anche mezzi e materiale umano per la preparazione militare dei peshmerga.
Frattanto il Washington Post rivela che lo scorso mese, in un attacco contro forze irachene, l’Isis utilizzò gas al cloro: si tratta, sottolinea il giornale, della prima volta in assoluto in cui i miliziani sono ricorsi all’uso di armi chimiche.