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Turchia, scambio di prigionieri con l’Isis

Guerriglieri in cambio di diplomatici

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Per avere indietro, sani e salvi, quarantasei rappresentanti del suo corpo diplomatico e tre di quello iracheno, rapiti circa cinque mesi fa a Mosul, il governo di Ankara ha recentemente scambiato con l’Isis circa centottanta jihadisti: è quanto rivela il Times il 6 ottobre, appoggiandosi a fonti del governo inglese.  La vicenda è seguita con particolare interesse dai media britannici perché, tra i guerriglieri al centro della trattativa, ce ne sono anche due provenienti dal Regno Unito: si tratta di Shabazz Suleman, studente diciottenne, e di Hisham Folkard, di otto anni più vecchio del primo.
Tuttora è in corso in Medioriente la guerra contro l’Isis, a base di bombardamenti aerei; ormai dalla metà di settembre tutti i riflettori sono puntati sul fronte siriano (Radio Coalizione informa dell’autorizzazione data dal governo australiano ai raid aerei su Deir Ezzor e al-Hassaka), mentre quello originario iracheno appare silente, almeno in apparenza. E’ un fatto, però, che le notizie più importanti al momento non passano dalla Terra dei due Fiumi. Anche lo  scenario dello scontro tra peshmerga e miliziani islamisti sembra essersi spostato in siria, più precisamente al confine con la Turchia. Qui, dopo una battaglia protrattasi per più di un mese, i combattenti dello Stato islamico sono riusciti a fiaccare la resistenza dei peshmerga e a prendere tutta la parte orientale di Kobane, strategica città anche nota come “Primavera d’Arabia”. Decisiva, per far cadere la piazzaforte, la conquista di una vicina altura, dove per gli uomini di al-Baghdadi è stato gioco facile metter su un inattaccabile avamposto d’assedio. Nelle prime ore del pomeriggio del 6 ottobre la bandiera dell’Isis sventolava tirannica e minace su una palazzina  della zona conquistata di Kobane. 

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