Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Orrore in Messico: scoperte fosse comuni con decine di corpi

La scoperta collegata con la sparizione di 43 studenti una settimana fa

Condividi su:

Diverse fosse, con all'interno diverse decine di cadaveri, sono state scoperte nella località messicana “Pueblo Viejo” ad Iguala, nello stato di Guerrero a circa 200 km da Città del Messico. La macabra scoperta è stata fatta su un terreno accidentato in una collina, dopo che le autorità sono state avvisate con una telefonata anonima. Finora almeno 28 corpi recuperati coincidono con altrettanti studenti, dei 43 spariti la settimana scorsa dopo i disordini accaduti  nella capitale dello stato di Guerrero , Chilpachingo e in altre località messicane.

La protesta era montata contro il blocco della riforma per l'istruzione e i legami, neanche tanto nascosti, tra funzionari statali, della Polizia federale messicana e le numerose bande malavitose, la cui gran parte é dedita alla produzione e commercio in larga scala di stupefacenti.

A Chilpachingo oltre cento studenti si erano ritrovati a manifestare, quando la Polizia e milizie private hanno aperto il fuoco sulla gente, provocando sei morti. Dopo la sparatoria vennero fermati 57 studenti, dei quali almeno 14 poi sono riusciti a tornare a casa e hanno riferito della sparizione degli altri compagni e di una caccia all'uomo in tutte le strade limitrofe alla manifestazione. Da quel momento niente si é più saputo sugli scomparsi, nonostante gli appelli di amici e familiari, diventando a tutti gli effetti dei “desaparecidos”, fino a ieri, quando sono state scoperte le fosse comuni a Iguala.

La zona del ritrovamento è stata “blindata” dai poliziotti, da militari dell'esercito e marines messicani, che hanno impedito l'accesso a chiunque volesse controllare il luogo. Solo sei ispettori della Commissione Nazionale per i Diritti Umani sono stati fatti arrivare alle fosse, ma ore dopo che era cominciata l'esumazione dei cadaveri, che stando alle prime indiscrezioni sono stati sommariamente bruciati, per evitare lo spargersi degli effluvi da decomposizione e allo scopo probabile di rendere più difficile il riconoscimento. Nonostante ciò almeno 28 corpi sono stati riconosciuti dopo dai loro familiari, anche se un funzionario della Polizia federale ha affermato che sarà necessario l'esame del Dna per accertare realmente le identità.

Secondo le dichiarazioni del procuratore capo di Guerrero Inako Blanco è chiaro il coinvolgimento della malavita locale con la strage e ha fatto il nome del gruppo di narcos chiamati “Guerrieri uniti”, a loro volta collusi con poliziotti e killer responsabili dei sanguinosi scontri nello stato, dove anche per due volte sono stati bersagliati da colpi di arma da fuoco 2 pulmann con studenti e giocatori di una squadra di calcio locale. Mentre il sindaco della città di Iguala è irreperibile una folla composta da studenti e genitori  si è radunata davanti all'abitazione del governatore dello stato di Guerrero Angelo Aguirre per avere spiegazioni sul ritrovamento a Pueblo Viejo ma non ottenendo risposta hanno bersagliato la casa con cinque bombe incendiarie molotov e almeno una ventina di razzi artigianali, che hanno colpito la porta e il cortile della villa. Un'auto all'esterno della proprietà è stata rovesciata e sono state danneggiate le videocamere puntate verso l'esterno.

Intanto la procura generale dello stato ha fermato almeno 30 persone tra poliziotti corrotti e appartenenti alla gang dei narcos ritenuta responsabile della strage, di cui almeno due appartenenti hanno confessato di essere stati tra gli esecutori e di essere arrivati sul posto con la complicità di poliziotti locali, mentre l'ordine di trucidare i ragazzi sarebbe partito dal capo dei famigerati narcos. Per la giornata di mercoledì 8 ottobre i familiari degli scomparsi e le organizzazioni popolari hanno indetto una manifestazione nazionale di lotta, appoggiata anche dai guerriglieri dell'Esercito rivoluzionario del Popolo (Erp) .

 

Condividi su:

Seguici su Facebook