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Ebola, cittadino britannico positivo in Sierra Leone

Il cittadino infetto risiedeva nel Paese africano

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Dopo la triste storia di Dessie Quinn, l’ingegnere irlandese che, di ritorno dalla Sierra Leone, è morto ma “per cause indipendenti dal virus ebola”, come hanno confermato fonti ufficiali del suo Paese (in effetti sarebbe perito più “banalmente” di malaria), c’è ora la vicenda di un cittadino britannico, residente in Sierra Leone, che l’ebola lo ha contratto davvero. E, anche in questo caso, si tratta di una notizia confermata. L’uomo, di cui per il momento non si conoscono nome e identità, diventa così il primo suddito della regina Elisabetta ad avere a che fare col morbo.
Nelle prossime ore il paziente inglese verrà rimpatriato, in via del tutto eccezionale, per ricevere cure adeguate al Royal Free Hospital di Londra, in stretto regime di isolamento. Il trasferimento, ha spiegato chiaramente all’Independent (versione online)  Tom Solomon, direttore dell’Istituto per le Infezioni e la Salute Globale dell’Università di Liverpool, si è reso opportuno affinché gli ospedali già sovraccarichi della Sierra Leone non si accollassero un paziente in più, per giunta di origine straniera, e inoltre perché in Gran Bretagna ci sono i mezzi per trattare meglio un caso clinico così delicato. Insomma, la terra d’Albione tiene ai suoi figli, anche quelli lontani.  Ma come la mettiamo con l’eventuale pericolo di contagio sul suolo inglese? Per le autorità sanitarie londinesi è un rischio “molto basso”; il malato, fa capire Solomon, sarà trasportato e curato come se fosse in una vera e propria “bolla” protettiva.
In chiusura, non si può non far menzione di un sospetto caso di ebola che interesserebbe un cittadino italiano: si tratta, più in particolare, di una volontaria italiana che, dal Ciad, stava tornando in patria facendo tappa in Turchia; attualmente è bloccata in quarantena ad Istanbul.     

 

 

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