Il mondo dell'informazione ha pagato oggi l'ennesimo tributo di sangue con l'orribile morte di James Foley, giornalista americano decapitato dai miliziani dell'Isis, “lo stato islamico”, in Siria. Foley, corrispondente freelance di 40 anni, era nelle mani dei militanti sunniti dal gennaio dello scorso anno, poi oggi hanno diffuso un video, intitolato “messaggio all'America” dove James Foley appare vestito con una tuta simile a quella fatta indossare dai prigionieri di Guantanamo, il carcere speciale dove vengono detenuti i terroristi e i sospettati di atti contro gli Stati Uniti, mentre nel video scorre una scritta in arabo dove gli jihadisti spiegano che questa è la prima risposta al presidente Barack Obama e ai bombardamenti in atto contro lo stato islamico. Successivamente Foley parla, rivolgendosi ai suoi amici e familiari, accusando gli USA e il presidente Obama di essere i responsabili della sua morte, per poi essere decapitato con un coltello da un miliziano al suo fianco. Dopo la tremenda esecuzione L'Isis ha anche affermato di avere un secondo cittadino americano nelle loro mani, che corrisponderebbe al corrispondente della rivista “Time” Steven Joel Sotloff, che risulta disperso dall'agosto del 2013. Lo stato islamico fa capire che la vita del prossimo ostaggio dipende dalle decisioni che gli Stati Uniti prenderanno nei loro confronti, mentre intanto migliaia di messaggi attraverso il web esprimono sdegno e cordoglio per l'atroce fine del giornalista, che ricorda molto da vicino quella di Daniel Pearl, il giornalista statunitense rapito e decapitato da un gruppo di fondamentalisti islamici nel gennaio 2002 in Pakistan.