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Contro i jihadisti asse Riad-Beirut

Libano: dall’Arabia Saudita un aiuto contro il terrorismo

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L’ex primo ministro libanese Saad Hariri, da sempre intermediario privilegiato di Beirut nelle relazioni diplomatico-finanziarie con Riad, ha annunciato che dall’Arabia Saudita sono arrivati nella terra dei cedri aiuti per un miliardo di dollari contro il terrorismo jihadista. Il denaro, ha spiegato il leader sunnita e milionario in un incontro con la stampa nel palazzo reale saudita di Gedda (la città nota come porto per i pellegrini in viaggio verso La Mecca), è destinato all’esercito, e alle forze dell’ordine, “per rafforzare la loro capacità di preservare la sicurezza del Libano”.
Già all’inizio dell’anno re Abd Allah, sovrano saudita nonagenario che regna da meno di nove anni (salì al trono ottantunenne nel 2005, cioè nello stesso anno in cui Hafiq al-Hariri, il padre di Saad, morì in un attentato a Beirut), fece dono all’esercito fenicio di tre miliardi di dollari in armamenti francesi. Anche in quell’occasione, accanto al re arabo e al presidente transalpino, Hollande, c’era Hariri, che, è bene ricordarlo, è nato a Riad ed è praticamente cresciuto alla corte saudita: la frequentava, infatti, anche come gestore degli affari paterni nel Regno del petrolio. L’inaspettato e generoso regalo da parte wahhabita fece discutere: si parlò, allora, anche di un probabile tentativo di comprare il silenzio sull’arresto di un terrorista con cittadinanza saudita, Majid al-Majid,  capo del ramo libanese di al-Qaeda, e di ottenere una sua estradizione “discreta” a Riad.

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