Pochi si erano accorti fino a ieri che l'Italia rischia di avere un'altra Ucraina a un'ora di volo. Forse eravamo troppo distratti a seguire una campagna elettorale per la quale banalmente si utilizza il termine "guerra": guerra nelle piazze e nei salotti televisivi fra Renzi, Grillo e i loro seguaci.
Invece la guerra vera si combatte nell'altra sponda del Mediterraneo dove la Libia sta esplodendo. La responsabilità è della comunità internazionale e soprattutto dei paesi europei che dopo aver rovesciato Gheddafi non si sono preoccupati di colmare il vuoto di potere e di garantire la transizione verso un nuovo assetto in un paese dove ovviamente la democrazia non esiste perchè le divisioni sono tribali. Ora si raccoglie quello che si è seminato, il che mette a rischio fra l'altro gli interessi dell'Italia, che sono grandi.
Ecco perchè quello che accade a Tripoli e a Bengasi dovrebbe essere il cuore della nostra politica estera, ma dovrebbe anche interessare l'opinione pubblica molto più delle vicende del cagnolino Dudù o delle ultime battute di spirito che rimbalzano sui giornali.
Stefano Folli (Radio 24)