Tre agenti uccisi e altrettanti feriti.
È questo il bilancio dell’ultima tragedia dell’odio interrazziale negli Stati Uniti: teatro di essa la capitale della Louisiana, Baton Rouge, alle 9.00 del mattino di domenica 17 luglio. Autore, un afroamericano del Missouri, Gavin Long, 29 anni, ex marine. Un gesto di rappresaglia dopo che, sempre a Baton Rouge lo scorso 5 luglio, un altro afro-americano innocente, Alton Sterling, un venditore ambulante di cd, aveva trovato la morte sotto i colpi della polizia?
Certo è che Long, proprio nel giorno del suo compleanno, ha finito per diventare vittima del suo stesso atto di giustizia, dal momento che, dopo aver falciato i tre uomini in divisa (uno dei quali afroamericano, l’agente Jackson, morto insieme al collega Gerald e al vice sceriffo Garafola), è stato freddato egli stesso.
Uno dei principali leader dell’organizzazione pacifista “Black Lives Matter” (“Le vite dei neri contano”), De Ray McKesson, ha chiesto la fine delle violenze scatenatesi a Baton Rouge dopo l’uccisione di Sterling e la triplice uccisione dei poliziotti. Lo stesso McKesson alcuni giorni prima del fatto di sangue era stato arrestato proprio a Baton Rouge, mentre partecipava ad una manifestazione anti-violenza, in seguito ai fatti del 5 luglio.
Il suo appello è contenuto in un’intervista rilasciata al New York Times lo scorso fine settimana. “Le mie preghiere sono rivolte alle vittime di tutte le violenze”, ha dichiarato al giornale, sulle cui colonne ha anche tenuto a precisare che il movimento da lui guidato “è appositamente nato per chiedere la fine delle violenze”, a differenza di altri, come per esempio il nucleo antagonista e antigovernativo “New Freedom Group”, a cui, secondo alcuni media, lo stesso Long sarebbe collegato. Intanto la polizia ha sequestrato l’abitazione del killer a Kansas City, alla ricerca della motivazione che può averlo spinto ad agire.