Buone notizie per le famiglie di alcuni degli italiani che risultavano irreperibili subito dopo la strage di Nizza.
Non lo saranno purtroppo per quelle di tutti e 10 i connazionali coinvolti in essa – 6 di loro infatti sono già stati identificati come vittime certe – ma è importante guardare il bicchiere mezzo pieno: tre delle altre quattro persone finite nel buco nero del giovedì di sangue francese, infatti, sono state recuperate all’appello: lo ha annunciato la Farnesina tra sabato e domenica. E pazienza se – avverte il ministero degli Esteri – "gli accertamenti sono molto delicati” e dunque “l’attenzione è sempre altissima”.
La console generale italiana a Nizza, Serena Lippi, aggiunge che, data la consueta scrupolosità dei francesi, le operazioni di riconoscimento sono “delicate e complesse”, e passano attraverso una “procedura molto lunga e precisa”. Insomma, anche se è fioca come quella di una lucerna, si tratta comunque di una fiammella nel buio. Il primo importante risultato è certamente il rintracciamento di una famiglia ebraica composta di tre persone, padre, madre e figlio.
Se si accorcia la lista degli italiani spariti dalla circolazione dopo la strage nizzarda, si allunga, invece, quella degli arresti sul versante degli esecutori e/o complici. La scorsa domenica se ne sono aggiunti 2: riguardano un uomo e una donna ritenuti legati a Mohamed Bouhlel, il tunisino autore della strage. Salgono così a sei le persone finite in manette per i fatti che hanno insanguinato l’ultimo 14 luglio francese: tra di essi però non c’è più l’ex moglie di Bouhlel, scarcerata sempre la scorsa domenica. Per tutti le imputazioni sono quelle di omicidio, tentato omicidio, tentato omicidio di pubblico ufficiale e terrorismo.
Stando a quanto riporta l’emittente francese BFM Tv, Bouhlel, alle 22.27, quindi pochi minuti prima di passare all’azione, inviò un sms ad un mittente non ancora identificato chiedendo di portare più armi. Il messaggio originale appare criptico ed è ancora al vaglio degli investigatori: “Porta altre armi, portale in 5 a C.”. Un’altra emittente, M6, aggiune che, prima di lanciarsi nell’operazione di falciare la folla della promenade, si era scattato una foto poi inviata al fratello.
Quest'ultimo compare come fonte di alcuni quotidiani inglesi, che scrivono che l’attentatore terrorista avrebbe spedito 100.000 euro ai familiari in Tunisia, a Msaken, qualche giorno prima di compiere la strage in uno degli angoli più turistici della città patria di Garibaldi. Soldi – una “fortuna in contanti” secondo la definizione del fratello - che egli avrebbe introdotto illegalmente nel suo Paese servendosi di una rete di amici (tra i suoi appoggi, hanno accertato gli investigatori, c'è anche un ex immigrato in Puglia).
Lo stesso Bouhlel, due giorni prima della strage, aveva “saggiato” il terreno in cui l’avrebbe compiuta: a bordo del suo Tir, infatti, quello ormai diventato tristemente famoso, era stato visto fare un sopralluogo nella zona del lungomare.
Il primo ministro francese Valls è realista: “Dovremo convivere per lungo tempo col pericolo del terrorismo, ma alla fine vinceremo”, ha detto in una intervista al Journal du Dimanche, lo scorso weekend. Ma ha dovuto incassare forti contestazioni sul luogo della strage, dove si sono riuniti altri quindicimila francesi per una manifestazione tesa ad onorare la memoria dei morti del 14 luglio.