Un filotto.
Un super-filotto. E Hillary, super Hillary, rosica di brutto. E chi se lo aspettava, in effetti, in casa democratica? La corazzata-Clinton è sotto da ben sette turni: fossimo nel campionato di serie A, potremmo dire che la capolista si sta vedendo erodere il suo maxi-vantaggio sugli inseguitori, e quello più arrembante, il Bernie Sanders che potremmo equiparare al Napoli o alla Roma della situazione, ad ogni tappa si avvicina di un migliaio di chilometri. E così, dopo la nuova vittoria nei caucus in Wyoming di sabato 9 aprile sono 1117 i delegati a disposizione del senatore del Vermont.
Onestamente – ne ha tutto il diritto, ci sembra – Hillary, nei prossimi comizi, può anche continuare a farsi forte del fatto che, al di là della ripresa, per il suo avversario è comunque un’impresa proibitiva riuscire anche soltanto ad agganciarla. E questo perché, a due mesi dalla fine delle primarie, lei, di delegati, ne ha pur sempre seicento in più (1773 per la precisione). Però a questo punto ella avrebbe dovuto già ampiamente superare quota 2000 e quindi viaggiare a vele spiegate, spiegatissime, verso l’investitura finale. Al contrario, e questo è indubitabile, qualcosa nella sua macchina si è inceppato, come se gli input vincenti all’improvviso fossero impazziti dopo l’ultimo jackpot del 22 marzo.
Dall’Idaho al Wyoming, passando per l’Utah, l’Alaska, le Hawaii, Washington e il Wisconsin: che aprile nero per la Clinton, costretta a subire l’umiliazione di essere stracciata anche a Cheyenne e nel resto dello Stato che ha come simbolo un bufalo stilizzato. Qui Sanders ha incassato il 56% dei voti, l’ex First Lady, invece, solo il 44. Un trend davvero al rialzo per il coraggioso Bernie: 204 delegati guadagnati in sette appuntamenti elettorali, contro i soli 93 della sfidante. Che è chiaramente al tappeto e, altrettanto chiaramente, guarda come a una benedizione al corposo time out di cui si potrà usufruire prima del prossimo appuntamento con caucus e primarie: nello stato di New York (ghiotto appuntamento, con ben 291 delegati in palio), si voterà infatti il 19 aprile, dunque c‘è qualcosa in più di una settimana di tempo per leccarsi le ferite e rialzarsi.
Anche sul fronte repubblicano chi menava le danze sembra essere in una fase di riposo. E chi, fino a quel momento, si stava scaldando incalza. L'8 aprIle, in Colorado, Ted Cruz ha conquistato tutti e 37 i delegati aggiudicabili. Sono ora 511 quelli a disposizione del senatore, mentre Trump resta fermo a quota 743. Anche per i conservatori la corsa riprende il 19 aprile, ad Albany e New York.