Magari non diventerà materia per un film.
Ma potrebbe diventarlo per una produzione documentaristica. A dispetto del soprannome, “Re Mida”, che la logica vorrebbe fosse collegato al “Chapo” in persona, Joaquín Guzmán, il re del narcotraffico azteco. E invece no: “Re Mida” non è che il ragioniere di El Chapo, ma che ragioniere.
L’uomo di cui parliamo si chiama Juan Manuel Alvarez Inzunza, un trentaquattrenne che dimostra molto di più dei suoi trentaquattro anni. A riprova che spesso, attività agonistica e attività criminale (che solo casualmente consideriamo in modo congiunto) fanno maturare e invecchiare prima. Un vero asso del riciclaggio, il nostro Alvarez: e questo spiega perché fosse un “Re Mida” che non faceva ombra al capo, anzi; il capo non avrebbe potuto muovere un passo senza di lui.
Il rintocco fatale per l’impero finanziario messo in piedi dal più “lidio” dei criminali messicani è scoccato il lunedì dell’Angelo nella città di Oaxaca: qui Alvarez è stato arrestato dalle forze di sicurezza messicane.
Artefice del riciclaggio di oltre quattro miliardi di dollari negli ultimi dieci anni, Alvarez Inzunza gestiva una rete di società e di uffici di cambio disseminati negli stati di Sonora, Sinaloa e Jalisco: attraverso di essi passavano per conto del cartello del grande capo Guzmán somme di denaro oscillanti tra i 300 e i 400 milioni di dollari all’anno, che poi andavano ad essere ripulite a Panama, in Colombia e negli Usa.
A breve si dovrebbe decidere la sua estradizione proprio negli Stati Uniti.