Donald il Magnifico.
Donald il Grande. Donald il Conquistatore. O semplicemente The Donald, alias mr. Filotto nel campo dei candidati repubblicani alla Casa Bianca. Dopo il passo falso nel caucus d’apertura in Iowa, il bilionario si è ripreso alla grande inanellando tre vittorie consecutive in New Hampshire (35% dei consensi), South Carolina (32,5%) e, da ultimo, cioè proprio ieri, Nevada (oltre il 45%).
Ormai, messosi alla guida di un devastante bulldozer, Trump non si limita soltanto a spostare vagonate di terreno (a suo beneficio, naturalmente), ma di quando in quando, lungo la strada, non disdegna neppure di seppellire qualche avversario, nelle buche così create. Così, dopo gli abbandoni pre-primarie, all’indomani del voto del 21 febbraio nella South Carolina si è assottigliato ancora di più il novero degli aspiranti conservatori alla nomination per la presidenza.
A lasciare la partita, stavolta, è stato un pezzo grosso, uno dei favoriti dai bookmakers: l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, colui che avrebbe dovuto continuare la fortunata tradizione iniziata col padre, George Herbert (presidente dal 1988 al 1992) e proseguita col fratello, George Walker (commander in chief per due mandati, dal 2000 al 2008). Il mancato tris “dinastico” ha spalancato la strada al tris “plebiscitario” (o più o meno tale) di Trump.
E non è finita qui, molto presumibilmente, anche perché si stanno progressivamente sgonfiando tanto Marco Rubio quanto Ted Cruz, praticamente appaiati in Nevada: di fatto il primo ha chiuso al 23% dei consensi, cioè con un punto percentuale di vantaggio sul secondo, ma è un dato che fa cronaca più che storia.
Intanto sul fronte democratico, dove è sempre corsa a due tra la Clinton e Sanders, l’ultimo caucus svoltosi in ordine di tempo ha fatto registrare una leggera resurrezione della prima. Dopo lo scialbo quasi-pareggio in Iowa e la disfatta totale del New Hampshire, in Nevada l’ex First Lady è riuscita fnalmente a ritrovare il suo elettorale e così a prevalere sul rivale del Vermont (a Carson City e nel resto dello Stato i sostenitori dell’Asinello avevano votato qualche giorno prima dei repubblicani, e precisamente il 20 febbraio).
Ad Iron Hillary è andato il 52% dei voti, a Sanders solo il 48. Fra settantadue ore la South Carolina tornerà ad essere al centro della corsa il cui traguardo è la Casa Bianca, ma stavolta per il versante progressista.