Quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’organizzazione Reporters senza frontiere è impressionante :110 giornalisti nell’anno che sta finendo sono stati uccisi. 67 sono stati eliminati mentre svolgevano il proprio lavoro, 54 sono stati presi in ostaggio e 154 sono in prigione.
Dei 110 uccisi, 43 sono morti in circostanze misteriose è ciò è ancora più preoccupante perché si prende atto che si può morire non solo là dove imperversano i bombardamenti ma anche seguendo inchieste scomode nel proprio paese in pace.
Tra le vittime anche reporter non professionisti e sette tra cameramen, fonici e tecnici, esposti agli stessi rischi dei reporter ma spesso senza gli stessi onori e senza il cui lavoro il giornalista potrebbe fare ben poco.
I Paesi più a rischio rimangono : Iraq (11 morti), Siria (10), terza la Francia i drammatici fatti che hanno colpito la redazione di Charlie Hebdo il 7 gennaio scorso, quarto lo Yemen, molti in questo paese i giornalisti rapiti e tenuti in ostaggio (54) Molti i reporter arrestati per aver svolto il loro lavoro in tutto 154: 26 sono ostaggfi in Siria, 13 in Yemen, 10 in Iraq e 5 in Libia.
In Cina sono 23 i giornalisti in prigione seguiti da i colleghi in Egitto (22), 18 in Iraq, 15 in Eritrea, 9 nella Turchia .
Gli altri 69 sono in Iran, Sudan, India , Messico paese che sta diventando sempre più terreno dei narcos e non della società civile. Situazione critica anche nelle Filippine e in Honduras.