Immaginate il mare piatto, una bellissima giornata di Luglio. Immaginate di entrare in acqua e nuotare al largo, senza nessun pensiero al mondo. Quand'ecco, che uno ve ne viene: e se, in lontananza, mimetizzata tra le onde e i riflessi del sole, scorgeste la pinna di uno squalo? E, di colpo, siete a disagio, e vi apprestate alla riva.
Probabilmente quasi tutti i bagnanti hanno avuto, almeno una volta nella vita, un'esperienza simile. Gli squali sono tra le creature più temute sulla terra, coi loro denti aguzzi, la bocca grande e i movimenti felpati. Però, forse in pochi sanno che la "psicosi dello squalo" è nata nel 1975, quando nelle sale americane uscì il cult "Jaws" ("lo squalo" qui in Italia), di Steven Spielberg. Il film terrorizzò così tanto gli americani (che con gli squali hanno sempre convissuto) che le spiagge ebbero un calo di presenze, dal '75 in poi.
Degli squali, da allora, si è detto molto. Ma la verità è che molto di ciò che si è detto è falso e sensazionalizzato. Infatti, è più probabile essere uccisi da una mucca, un tostapane o un distributore automatico che da uno squalo.
Ma quali sono gli altri miti da sfatare che riguardano queste creature? E' vero che sono arrivati gli squali nel Mediterraneo? Perché necessitavano di una giornata mondiale?
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I miti da sfatare
Gli squali hanno la nomea di essere dei grandi predatori (vero) di uomini (falso). Gli esseri umani non rientrano, infatti, nella dieta naturale degli squali. In media si verificano 5 attacchi di squali in tutto il mondo all'anno, spesso ai danni di surfisti (che, stesi sulla tavola, dal basso vengono scambiati per tartarughe o foche). Pochi di questi attacchi sono stati letali, spesso lo squalo si rende conto dell'errore e lascia la preda umana. Anche negli sfortunati casi in cui qualcuno rimane ucciso, il corpo non viene consumato dall'animale. Inoltre, di tutte le specie di squali (più di 500, volendo fare una stima anche di quelle che non conosciamo) solo 5 sottospecie si sono macchiate di attacchi ai danni degli esseri umani.
Si dice che gli squali possano percepire la presenza di sangue a chilometri di distanza. Falso! Uno squalo può accorgersi del sangue nell'acqua solo se viene a contatto con i suoi organi olfattivi, ovvero se si trova vicino al suo naso. Addirittura, si dice che lo squalo senta il sangue ad una diluizione pari ad una goccia in una piscina olimpionica, e ci sono donne che non fanno il bagno con le mestruazioni per paura di attrarre intere comunità di squali. Per fortuna, però, c'è un altro mito da sfatare: gli squali non sono ciechi, anzi, ci vedono abbastanza bene, e non avrebbero nessun interesse ad avvicinarsi ad una donna con il ciclo, dato che a distanza non sentirebbero l'odore del sangue. Tra l'altro, le statistiche dei (pochi) attacchi agli esseri umani ci dicono che mai una donna con le mestruazioni è stata attaccata; il 90% delle vittime sono uomini.
Nuotatori instancabili. Si dice che uno squalo debba nuotare costantemente, perché se si ferma l'acqua smette di filtrare nelle branchie e l'animale muore soffocato. Questa è una mezza verità. Le specie di squali conosciute sono 500, e di queste solo 20 squali pelagici (= che vivono in alto mare e non scendono mai sul fondale) sono costretti alla ventilazione ad ariete, in cui l'animale nuota a bocca aperta per far filtrare l'acqua dalle branchie. Molti altri pesci usano la stessa tecnica, compresi i tonni, ma lo squalo è diventato, grazie a questo mito, un esempio di determinazione e operosità l'emblema del "chi si ferma è perduto". Un po' come quella storia del bombo che non sa di essere troppo grasso per volare.
Ultima fake news sugli squali: SONO ENORMI! Non è vero. La maggior parte delle specie non supera il metro e mezzo. Il mito deriva dal fatto che l'unico squalo conosciuto è quello bianco, che effettivamente può raggiungere i 6 metri di lunghezza.
Squali nel Mediterraneo
Pare che siano aumentati, negli ultimi due anni (500-1000 avvistamenti), gli avvistamenti di squali sulle coste italiane, e i bagnanti iniziano a chiedersi se siano un pericolo alla loro incolumità. Nonostante basterebbe informarsi un pochino per avere la risposta a questa domanda, per gli esperti di LIFE ELIFE la risposta è semplice: gli squali ci sono sempre stati, ciò che è aumentata è la presenza di smartphone e videocamere subaquee. Anzi, il numero di squali è diminuito rispetto al periodo del COVID, quando i mari erano meno disturbati e gli squali potevano nuotare senza imbattersi in turisti spaventati. Ci sono 47 specie di squali nel Mediterraneo, di cui 15 definite potenzialmente pericolose.
Si è scoperto, tra l'altro, che lo stretto di Sicilia e i mari di Malta e Tunisia sono il pitstop preferito di un banco di squali bianchi che torna ogni anno per accoppiarsi. In Sicilia sono stati avvistati principalmente esemplari molto giovani, ma non c'è da preoccuparsi: anche gli squali bianchi attaccano raramente i bagnanti, e comunque nuotano in acque profonde.
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Perché c'è bisogno di una giornata mondiale degli squali?
Come riporta il WWF, la presenza di squali è un indicatore dello stato di salute dei nostri mari. Purtroppo però, il 37.5 % delle specie di squali e razze nel mondo sono a rischio estinzione, con gravi conseguenze su tutto l’ecosistema marino. Questa situazione è provocata dalla pesca eccessiva, sia diretta (tra cui anche molta pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata), sia indiretta a causa delle catture accidentali (bycatch) per cui queste specie finiscono vittime involontarie delle attività di pesca. SafeSharks e Medbycatch sono due progetti internazionali, portati avanti in Italia insieme a Coispa Tecnologia & Ricerca, nati per aumentare la consapevolezza sui tassi di cattura accidentale di specie vulnerabili in Mediterraneo e ingaggiare pescatori e autorità per la gestione e mitigazione delle catture accidentali. Uno studio condotto con i pescatori di Monopoli ha dimostrato che ogni 7 pesci spada pescati, si cattura, involontariamente, uno squalo verdesca. La soluzione, ci dice il WWF, è semplice: basta liberarle. Il 90% delle verdesche liberate, infatti, sopravvive.
“Gli squali e le razze restano tra le specie maggiormente a rischio di estinzione a causa soprattutto degli impatti antropici, tra cui le catture accidentali e il degrado degli habitat” – dichiara Massimiliano Bottaro, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn “per questo dobbiamo ricordare ai cittadini e alle cittadine la necessità di preservare il mare e i suoi abitanti, a partire proprio da quelli ingiustamente più temuti, ma al tempo stesso più vulnerabili”.
Buona giornata mondiale dello squalo!