Per gli amanti degli animali, o del cibo sano e leggero, New York city si presenta come la città più accogliente. Centinaia di ristoranti e anche servizi pubblici che rispettano la “fede” dei vegetariani o vegani.
Crescono a vista d'occhio il numero delle persone che decidono di non assumere più carne e alimenti che da loro derivano. Il termine vegetarianismo è un neologismo che si è diffuso all'inizi del XX secolo. Si possono distinguere due macro tipologie di vegetariani, quelli che non mangiano carne, e quelli che non si cibano neppure dei derivati (latte, uovo, miele ecc) , altrimenti detti vegani. Ma le classificazioni sono molte di più, sino ad arrivare a coloro non mangiano altro che frutta e semi. Con il passare del tempo è stato più facile, per chi volesse intraprendere questa scelta e stile di vita, farlo in modo più coerente attraverso la maggiore informazione sugli ingredienti dei preparati alimentari e una più ampia disponibilità di negozi che vendono tali prodotti. La città dell'Empire State Building, è stata eletta il paradiso di vegetariani dal “People for the Ethical Treatment of Animals”, che è un gruppo di difesa dei diritti degli animali. Ma anche dal punto di vista nutrizionale, se ben fatta, la dieta vegetariana risulta essere comunque ricca ed equilibrata, dai cibi più sani e meno calorici, e con le alternative necessarie a coprire quel gup proteico che l'astinenza da carne inevitabilmente procura. Però la dieta deve essere seguita con giudizio, informandosi sulle sostanze che si assumono e in che modo farlo. La doppia faccia di queste scelte, nelle società moderne, è che spesso riflettono una moda oppure uno stereotipo, senza conoscere davvero a fondo le proprie opinioni e volontà. Le scelte dovrebbero essere dettate dalla scoperta di se stessi, e chi non vuole assumere cibo animale o derivati, deve poterlo fare con il rispetto reciproco che ci si aspetta in una società tanto evoluta da un lato, ma spesso radicata nelle antiche rigidità. Corey Johnson, consigliere comunale della "Grande Mela", ha affermato con orgoglio che, la città americana vanta 140 ristoranti vegetariani, qualche struttura ad loro dedicata e anche una scuola pubblica vegetariana. Certo, a giudizio del giornalista, confinare i vegetariani in una scuola diversa solo perché non mangiano carne, più che un diritto ottenuto, sembrerebbe un'emarginazione, come se costruissero un ufficio pubblico solo per atei o un asilo solo per bambini obesi. Forse l'integrazione dei servizi pubblici nuovi con quelli già esistenti potrebbe favorire l'accettazione e la tolleranza, perché soprattutto in un scuola si dovrebbe insegnare la non discriminazione, la condivisione delle scelte e il libero arbitrio.