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Lettere dal paese di Amleto

Mangiare in Danimarca

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Sulla guida Lonely planet di  Copenagen c’è scritto che la capitale danese è una delle migliori destinazioni culinarie di tutta Europa, considerando poi che il miglior ristorante del mondo secondo la guida Michelin è  il Noma nel quartiere orientale  della città l’affermazione è comprovata. Ebbene non sono d’accordo. Forse le mie tasche non mi consentono di frequentare i grandi ristoranti e quindi la mia visione è falsata, ma io la suddetta cucina la trovo ridotta e costosa per quello che offre.
Non che sia male se vi piace lo stile Mcdonald hamburger, patatine fritte e salsine, solo più saporite e genuine ma al costo minimo di almeno 50 euro in tre, oppure le zuppa di anguilla per antipasto o la gustosa  smørrebrød una fetta di pane di segale imburrata e ricoperta di carne o pesce. Anche il pesce va per la maggiore aringhe, merluzzo impanato e   salmone quello vero, ma insomma la domanda che ricorre nella mia mente mentre cerco un ristorante per il pranzo è questa: “Perché in Italia non trovi ogni 400 metri  un ristorante danese mentre qui è un florilegio di pizzerie, ristoranti e bar italiani ad ogni angolo, e quando non si trova un esercizio commerciale si legge comunque un piatto della cucina italiana anche nel menù del pub più sperduto sulla costa del mare del nord?
Qualcuno potrebbe rispondere:  perché sono gli italiani che se ne vanno a giro per il mondo, però io  pronta ribadisco che molti di  questi esercizi sono gestiti da danesi non da nostri compatrioti quindi la nostra cucina è un articolo che va per la maggiore a prescindere. Da amica voglio quindi darvi un consiglio se capitate a Copenhagen e pensate che la cucina danese non faccia per voi andate pure in uno dei tanti ristoranti italiani presenti in loco, ma attenzione che siano gestiti da connazionali. Io ho festeggiato un anniversario in un finto ristorante italiano. Mai mossa fu più sbagliata. A parte il modo fantasioso in cui vi presentano i piatti, antipasti secondi e primi che chiamano “paste” (vedi menù in foto)  e relativo costo che rasenta il furto, vi renderete conto che le  strane creature che sono capaci di produrre non sono solo quelle che leggete sul menù come la pizza al ragù o  alla ricotta,  ma anche obbrobri camuffati che fiduciosi avete ordinato fidandovi di quanto scritto. Sapete come erano composte le mie pappardelle al ragù? Tagliatelle, lesso rifatto al sugo e noccioline messicane. Complimenti alla fantasia del cuoco ma roba che se la servivano a mia nonna sarebbe andata in cucina con un mattarello in mano pronta  a farsi giustizia.
I ristoranti italiani non rientrano nei 20 migliori ristoranti al mondo ma almeno non vantano penose imitazioni. 

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