Mezzanotte. Dai vicoli stretti schiocca qualche passo e lo scricchiolare di un carro, il cielo è sereno e fa caldo. I lampioni a petrolio piano piano vengono spenti, e presto le strade sono buie.
Sembra che la città dorma, ma ad un certo punto si alza una nenia da un balcone:
"Sanda Moneca piatosa,
Sanda Moneca lacremosa,
A Rome sciste e da Melane veniste, e lle nove d'u figghie tue annuciste
accussì annuce le nove d'u figghie mie
ca ha sciute n'guerre e nun sacce ce ste vive o morte!"
[Santa Monica Pietosa
Santa Monica lacrimosa
Andasti a Roma e tornasti da Milano, e come portasti notizie del figlio tuo
Porta notizie del figlio mio
Che è andato in guerra, e non so se è vivo o morto!"]
Poi, silenzio.
Meno di un secolo fa era ancora possibile sentire, camminando per le vie di Taranto Vecchia, l'invocazione disperata da madre a madre. Era il rito di Santa Monica, carissimo ai tarantini e ai salentini, che mescola alla tradizione sacra il profano della veggenza.
Le donne a mezzanotte in punto si nascondevano sul balcone lontane da occhi indiscreti, e dopo un Padre Nostro, un Ave Maria e un Gloria al Padre, recitavano la loro nenia. Poi aspettavano e ascoltavano la notte. La risposta arrivava sotto forma di un suono che andava interpretato.
Le radici del rito sono difficili da intercettare, ma fu proprio durante la guerra che ebbe maggiore diffusione. A quel tempo era difficile comunicare, e le madri attendevano a casa sobbalzando ogni volta che qualcuno bussava alla porta, spaventate all'idea di trovarsi sulla soglia qualcuno incaricato di portare infauste notizie.
Crescere figli e poi perderli in guerra: un destino straziante per ogni madre, che in una società semplice legata ancora al folklore non potevano fare altro che stringersi nel dolore condiviso, e rivolgersi ad un'altra madre, una che tenacemente aveva lottato per salvare l'anima del figlio suo.
Santa Monica, protettrice delle donne, delle madri e delle vedove. Colei che generò Sant'Agostino (come dice il santo stesso) due volte: una volta nella carne e una volta nello spirito. Come Santa Monica confidò nel Signore per aiutarla a salvare Agostino dalla sua vita dissoluta, così le donne tarantine confidavano il lei, cercando risposte, che non tardavano ad arrivare.
Il battere di un martello? Cattivo presagio: ricorda il falegname che inchioda la bara. Lo sferragliare di una carrozza? Il ritorno a casa del figlio amato. Un uccello che canta? Dipende dall'uccello; la civetta porta brutte notizie, il passero buone.
Il ricordo del rito è ancora vivo tra le signore che nelle sere di estate siedono con le amiche davanti la propria casa, sferruzzando e chiacchierando.
Negli anni la società si è evoluta e così il rito; con l'avvento del telefono e della televisione, a Santa Monica si ponevano domande sul futuro, tutte squisitamente femminili.
Sono tante le storie che si sentono in paese e in città , e parlando con le signore è facile scorgere nei loro occhi la più strenua credenza, la fede più cieca.
E come non crederle quando ci sono così tante testimonianze, e nemmeno di troppo tempo fa?
"Mio nonno era malato, e mia madre invocò Santa Monica. Sotto il balcone passò un prete, e una macchina si fermò con i fari accesi. Il prete passando camminò su un tombino sbilanciato, che fece un rumore metallico. Non erano buoni segni, e infatti mio nonno morì qualche giorno dopo. Quando misero la bara nella terra, qualcosa la urtò e fece lo stesso rumore del tombino che sentimmo la notte della Santa Monica".
"Mia nonna fece per me la Santa Monica, per scoprire quale sarebbe stato il mio futuro marito. Sotto la finestra passò un carabiniere, e mia nonna mi disse che mi sarei sposata con un uomo in divisa. Poco tempo dopo mi fidanzai con il mio attuale marito...che era in marina!".
"Tua zia ha sofferto molto dopo il matrimonio, perché non riusciva ad avere figli. Aveva un problema alle ovaie; uno le fu tolto e l'altro era molto piccolo. Allora sua madre, mia consuocera, una notte le fece la Santa Monica. Sotto la finestra passò una donna con un neonato in braccio, e la donna cantava una ninna nanna. Il presagio era buono, e tua zia dopo qualche mese rimase incinta di tuo cugino".
Quest'ultima è la testimonianza di mia nonna.
Il rito di Santa Monica è un esempio di devozione e tradizione, e mi piace pensare che ancora oggi donne d'altri tempi si affacciano alla finestra sulle strade di Taranto Vecchia e recitano la nenia. Di certo ora le strade sono più affollate, e i rumori più confusi.
A mezzanotte Taranto è ancora sveglia; il progresso ha strappato il privilegio di questa connessione magica e misteriosa. La luna è femmina, e sotto la luna le donne si sentivano forti, strumenti del divino, vessilli di conoscenza.
Santa Monica guarda ancora le sue figlie? Manda ancora loro dei segnali? Bisognerebbe tornare sui balconi, ad ascoltare.