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Vittorio Sgarbi contro la riccanza di Tommaso Zorzi

Nella puntata di Agorà su Raitre, Sgarbi e Crepet contro il figlio di papà

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Chi è Tommaso Zorzi?
Una di queste sere, ospite al programma di RaiTre, Agorà, Tommaso si racconta: un ragazzo di 21 anni, appena laureato in Economia e Commercio, da poco trasferito a Londra. Segni particolari: ricchissimo.

Tommaso è infatti uno dei cosiddetti figli di papà, che ha partecipato allo Show di Mtv Riccanza, dove si mettevano in scena la quotidianità dei ricchissimi: non svegli prima di mezzogiorno, soliti nel pagare con la carta di credito e, anche se non hanno idee sul loro futuro, non hanno fretta di crearle.

Proprio nel programma Agorà, interviene il critico Vittorio Sgarbi e lo psichiatra Paolo Crepet: il primo, senza troppi mezzi termini, come solo lui sa fare, parla di  “una gioventù senza idee e senza energie” che ha avuto successo solo con i soldi di papà”; il secondo denuncia questa glorificazione di questo nuovi role model, in maniera del tutto terrificato.
Crepet aggiunge “La nostra generazione ha perso l’idea del giudizio e anche della condanna. E’ un errore storico. Noi, pur di non essere autoritari come i nostri padri, abbiamo perso l’autorevolezza.” “Bisogna togliere, non dare.”

In fondo il quadro descritto dai due protagonisti non è lontano dalla realtà: giovani che non hanno pensieri, se non il giusto capo, e giovani che devono andare via dal loro paese pur di trovare un lavoro. Ma non è tanto lo spaccato tra ricchi e poveri, che, da che mondo e mondo, c’è sempre stato, ma è questa assoluta glorificazione che se ne fa. Sono diventati idoli da seguire, modelli di vita e di stile. 
Idolatrati come degli dei, come dei Re Mida, per cui tutto ciò che toccano è oro. Ricercati come delle star, una foto con loro è sacra. Re di milioni di follower: l’invidia è tanta e tutti, in un modo o nell’altro, cercano di scalare la vetta del successo e accedere alla rosa degli dei.
Il loro mondo, quindi, diventa l’unico in cui vivere, perché quello vincente. Per il resto, “Ciao povery”.

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