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Londra, fermato e rilasciato mr. Agon Channel

Si tratta dell’imprenditore Francesco Becchetti

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Su richiesta della procura albanese è stato fermato ieri, 4 novembre, a Londra, dove vive, l’imprenditore italiano Francesco Becchetti. Il fermo tuttavia è durato poche ore: già nella tarda serata, infatti, risultava rilasciato su cauzione.

Becchetti è meglio noto come proprietario di Agon Channel, la tv digitale “made in Albania” (maestranze tecniche indigene dietro le schermo, ma indigeni anche i professionisti della comunicazione e dell’intrattenimento davanti allo schermo, quelli che, per analogia a “cineasti”, potremmo chiamare “teleasti”).  La notizia del fermo aveva come fonte  Top Channel, altro canale televisivo albanese; è stata poi l'Ansa ad incaricarsi di aggiornare lo stato delle cose.

Come editore televisivo, Becchetti, che in Albania ha interessi anche in altri rami e sin dagli anni '90, è accusato di aver realizzato profitti colossali, per un valore di diversi milioni,  per mezzo di “un gigantesco meccanismo di riciclaggio” e di “falso in documentazione”.  Avrebbe evaso poi il fisco per ben settecentosettanta milioni di euro: proprio per questo era ricercato sin dallo scorso 8 giugno. A suo carico era stato emesso un mandato di cattura internazionale.  

Nonostante il rilascio, a Becchetti è stato comunque ritirato il passaporto. Adesso dovrebbe toccargli l'estradizione in Albania entro il 7 dicembre prossimo o comunque entro i primi quindici giorni di quel mese: lì, nel cuore del suo  impero mediatico, continueranno le indagini sul suo  conto. Nel frattempo, i suoi beni sono stati immediatamente posti sotto sequestro.

Agon Channel Albania, lanciato nel 2013, aveva sospeso le trasmissioni nell’ottobre 2014, dopo che il governo di Tirana, proprio per la posizione legalmente poco  trasparente di Becchetti, aveva negato la corrente elettrica al centro di produzione di Tirana. Soltanto due mesi dopo, però, iniziava la sua programmazione Agon Channel Italia, la succursale di casa nostra che avrebbe dovuto rappresentare una colonia dell’ammiraglia e invece finì per esserne l’erede, approdo per molti volti noti del nostro piccolo schermo scaricati o dimenticati dal duopolio Rai-Mediaset.

Già da qualche mese, tuttavia, col declinare delle fortune del principale,  anche la rete italiana non faceva che trasmettere repliche e giornali autoprodotti da Roma. Un palinsesto che si trascinava disperato, per pura  forza di inerzia.

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