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11 ottobre 1985: la “battaglia” di Sigonella

Trent'anni fa la maggiore crisi tra Italia e Usa

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Uno scontro, militare, politico e diplomatico quello di Sigonella, che ancora oggi si ripercuote sul nostro paese.

11 ottobre 1985. Poco dopo la mezzanotte un Boeing 737 delle linee aeree egiziane atterra – in emergenza carburante e scortato da caccia americani –  all'aeroporto militare Cosimo di Palma a Sigonella, Sicilia: l'intenzione è quella di portarlo nel settore americano della base NATO appena a terra. A bordo del Boeing ci sono i quattro terroristi palestinesi responsabili del sequestro e dirottamento dell'Achille Lauro – e dell'uccisione del passeggero ebreo americano Leon Klinghoffer – insieme al mediatore palestinese Abu Abbas – poi riconosciuto come capo del gruppo e ideatore del sequestro – una ventina di poliziotti e un diplomatico.

 

L'aereo doveva portare il gruppo in Tunisia, come da accordi stabiliti per il rilascio della nave italiana, dove aveva sede l'OLP ma le condizioni erano valide solo se non fossero stati commessi crimini contro i passeggeri, cosa che alla mediazione non era stata ancora scoperta: gli Usa, avuta notizia dell'assassinio di Klinghoffer reagiscono: quattro caccia americani decollati da una portaerei intercettano l'aereo egiziano sopra Malta e lo costringono ad un atterraggio forzato in Sicilia.

La torre di controllo di Sigonella non è al corrente delle mosse statunitensi, come del resto il governo italiano, e danno l'allarme: il Boeing egiziano viene circondato da venti carabinieri e trenta avieri della VAM - Vigilanza Armata Militare e il comandante della base, il Colonnello Ercole Annichiarico, ordina che nessuno scenda o entri dall'aereo senza suo ordine.

Nel frattempo Roma è stata avvertita del dirottamento: il Presidente del Consiglio Bettino Craxi è stato contattato da Michael Leeden, consulente CIA che già conosceva il politico italiano,il quale, contrariato dall'azione americana replica che saranno le autorità italiane a gestire la situazione: segretamente contatta i vertici militari e dei Servizi Segreti perché i terroristi vengano presi in custodia. L'ammiraglio Fulvio Martini, capo del SISMI – il servizio segreto militare – parte alla volta della Sicilia.

La situazione a Sigonella si è fatta caldissima. Due aerei cargo militari americani atterrano, a luci spente e senza nessuna autorizzazione, scaricando una cinquantina di militari del corpo speciale Delta Force agli ordini del generale Steiner, arrivati per fare irruzione sul Boeing egiziano, che però si trovano la strada sbarrata dai militari italiani. La situazione è tesa: Steiner vuole i terroristi a tutti i costi ma Annichiarico è irremovibile, l'aereo non si tocca e qualsiasi azione contro di esso verrà fermata.
Gli specialisti Usa allora circondano gli avieri e i carabinieri, tentando di allontanarli ma è tutto inutile, anzi: mezzi italiani vengono collocati e chiusi davanti agli aerei Usa, i militari  sono compatti e non reagiscono alle urla in inglese, come non ci sono reazioni a Roma alle richieste da Washington, che cercano di giustificare tutto come un'operazione di polizia internazionale, ma senza nessuna autorizzazione e in aperto contrasto con la giustizia italiana.

Il presidente Usa Ronald Reagan al diniego italiano è furioso: cerca di contattare Craxi, che però si fa attendere, e alla risposta non cede: il crimine è stato attuato sul suolo italiano come è considerata una nave – quindi saranno gli italiani eventualmente a prendere in consegna il gruppo di Abu Abbas.

 

La pista di Sigonella vede ancora gli americani fronteggiare con le armi in pugno i militari italiani quando il suono delle sirene e la luce di molti lampeggianti blu squarciano la notte: duecento carabinieri, chiamati da Roma e da Annichiarico, irrompono nella base. I blindati dell'Arma circondano i militari statunitensi mentre i militi si schierano insieme agli avieri a protezione dell'aereo egiziano: Steiner è basito mentre contatta Washington informando della situazione, che poco dopo gli ordina il rientro della Delta Force.

L'ammiraglio Martini, insieme al consigliere particolare di Craxi  Badini riescono a trattare il rilascio dei terroristi, che vengono arrestati e messi a disposizione della Procura della Repubblica, ma non la discesa di Abu Abbas, che, anche se non ancora accusato di essere capo e mandante del gruppo non si fida completamente, nonostante le rassicurazioni italiane di essere trattato come ospite a fini testimoniali e rimane a bordo, per volare alla volta di Roma e lì allontanarsi in un altro stato.

Questa battaglia, questo scontro, tra governo italiano e americano di trent'anni fa per molti è l'inizio della disgrazia per Bettino Craxi, che dopo essere applaudito in Parlamento per la sua difesa coraggiosa da lì a qualche anno sarà travolto dallo scandalo di Tangentopoli. Una parabola discendente che per altri coincide con quella del nostro paese, dal quale non ci siamo più risollevati.

Idee e opinioni che vanno tenute a mente e in considerazione, come questa storia, vere o meno che siano queste supposizioni, perché per pensare al futuro è necessario conoscere la nostra storia: una regola spesso disattesa dal potere politico ed economico.

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