Una nave da crociera italiana in balia di quattro terroristi palestinesi per due giorni.
7 ottobre 1985. La motonave Achille Lauro sta compiendo una delle sue abituali crociere nel Mediterraneo e si trova in Egitto. Quel giorno molti passeggeri sono scesi per un'escursione nella terra dei Faraoni mentre la nave avrebbe compiuto una piccola rotta in mare aperto, per poi dirigersi in porto e recuperarli ma quattro crocieristi all'ora di pranzo si dirigono nella loro cabina e recuperano armi e bombe per poi dirigersi al ponte di comando e nel salone principale.
Comincia così il sequestro dell'Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi legati al FPLP – Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, una fazione filo-siriana distaccata dell'OLP – Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat. L'equipaggio riesce a trasmettere un segnale di SOS dalla sala radio, che viene intercettato nella lontana Svezia, dove si avverte della grave situazione e della prima richiesta dei terroristi: la liberazione di 50 compagni detenuti in Israele, mentre sulla nave un componente dell'equipaggio viene ferito ad una gamba durante la presa della nave.
In Italia alla notizia del sequestro si avviano due azioni: una trattativa, complessa e spinosa, da parte del Presidente del Consiglio Bettino Craxi e del Ministro agli Esteri Giulio Andreotti ma contemporaneamente un piano di intervento, con a capo il Ministro alla Difesa Giovanni Spadolini.
La Farnesina attiva tutti i canali diplomatici e contatta il mondo arabo moderato, mentre gli Stati Uniti, ricevuta la notizia, vogliono un intervento immediato di liberazione ma Spadolini ha già convocato i vertici delle Forze Armate e dei Servizi Segreti: 60 incursori paracadutisti del Col Moschin sono trasportati a Cipro insieme ad elementi del Comsubin (Comando subaqueo incursori) con quattro elicotteri e aerei italiani scandagliano il mare per stabilire l'esatta posizione della nave. E' partita l'operazione Margherita : se ci dovrà essere un blitz armato saranno gli italiani a condurlo in quanto la nave è territorio nazionale.
Nella notte tra il 7 e l'8 Arafat contatta Craxi e Andreotti per avvertirli che sta mandando in Egitto due emissari di fiducia: uno dei due è Abu Abbas, fondatore del FPLP e successivamente considerato ideatore del sequestro. Intanto il presidente Usa Ronald Reagan si dice contrario a qualsiasi trattativa con i terroristi, ostacolando anche i negoziati che l'Italia sta tenendo per arrivare ad una soluzione pacifica, mentre la nave cerca di fare rotta verso la Siria, dove però non viene accolta perchè il governo smentisce il commando terrorista: questo porta ad una degenerazione a bordo, che sfocia nell'assassinio di Leon Klinghoffer (foto), passeggero americano ebreo e paraplegico, che viene poi gettato in mare, allo scopo di negare la sua morte, che verrà scoperta solo successivamente.
L'Achille Lauro fa di nuovo rotta verso Porto Said in Egitto, dove il 9 ottobre ad attenderla trova Abu Abbas che, recatosi a bordo, convince i quattro terroristi ad arrendersi e consegnarsi alle autorità egiziane: è la fine di un incubo, la nave è di nuovo in sicurezza.
A distanza di anni molti punti rimangono poco chiari nella vicenda, a cominciare dal prologo: secondo alcune ricostruzioni il piano dei terroristi consisteva nell'arrivare al porto israeliano di Ashdod e lì assaltare la sua struttura: piano fallito perché un componente dell'equipaggio avrebbe scoperto i sequestratori armeggiare nella loro cabina con le armi, ma secondo le dichiarazioni del terrorista pentito appartenente al gruppo l'idea era sempre stata quella di sequestrare la nave, naturalmente con l'avvallo di Abbas, mente del piano.
Resta poco chiaro come il segnale di SOS sia stato captato prima in Svezia che non nelle più vicine coste mediterranee, oppure il perchè gli Usa non abbiano fornito di dati satellitari, necessari a stabilire la posizione esatta della nave, così importanti per un eventuale attacco a bordo, anche se per quest'ultimo mistero il motivo è da ritenersi nel fatto che gli americani pensassero ad una loro azione di forza piuttosto che ad una italiana. Resta poi il mistero del presunto esplosivo a bordo, secondo un'informativa della Cia, che porterà la nave a sbarazzarsi in mare aperto di alcune casse sospette durante il suo rientro in Italia.
A distanza di trent'anni molto si è saputo ma ancora tanto è nell'ombra: per molti è necessario aspettare il 2024, quando, secondo le volontà dettate dall'interessato, sarà reso noto un diario segreto di Giovanni Spadolini (foto), consegnato alla Fondazione Nuova Antologia e che potrà essere aperto solo a trent'anni dalla morte.