Sulla morte della bracciante Paola Clemente, avvenuta per un malore il 13 luglio scorso, il Magistrato e la Procura non hanno dubbi, si tratta di “caporalato”.
Un fenomeno “da combattere come la mafia”, secondo il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina.
Oggi è stato iscritto nel registro degli indagati Ciro Grassi, l’autista del pulmino che trasportava Paola Clemente e altri braccianti da San Giorgio Ionico (Taranto) nelle campagne di Andria, dove la donna è morta.
La procura di Trani ha precisato che l’iscrizione nel registro degli indagati di Grassi è un atto dovuto in vista della riesumazione del corpo e dell’autopsia della donna che sarà affidata il 21 agosto al medico legale. A quanto si apprende dai legali della famiglia della vittima, Grassi è stato anche colui che ha avvisato Stefano Arcuri che la moglie era stata colta da malore due ore dopo aver cominciato il lavoro, sotto un tendone.
L’indagine, per omicidio colposo e omissione di soccorso è coordinata dal procuratore Carlo Maria Capristo che dichiara: “L’inchiesta sul decesso di Paola Clemente andrà a fondo e darà giustizia alla famiglia della vittima”. “Sul fenomeno del caporalato c’è però un muro di gomma. La gente non collabora, preferisce guadagnare pochi spiccioli anziché collaborare alle nostre indagini finalizzate a debellare il fenomeno”, afferma il procuratore.
Resta ancora ricoverato e in coma nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Carlo di Potenza il bracciante di 42 anni, di San Giorgio Jonico (Taranto), colpito da un malore nelle campagne di Andria, il 5 agosto, mentre lavorava nei campi.
Paola Clemente, non è il solo caso di morte nei campi avvenuta questa estate. Il 21 luglio a Nardò è morto Mohamed, un migrante sudanese che lavorava nei campi di pomodori, stessa sorte il 6 agosto per un altro migrante a Polignano a Mare.