La nottata è trascorsa e il peggio è passato.
Ora, dopo l’ondata di super-maltempo che, alle porte di Ferragosto, ha squassato la costa ionica del Cosentino (Rossano e Corigliano, messe in ginocchio da un'alluvione) e quella tirrenica del Vibonese (piogge torrenziali sopra Tropea, la “perla del Tirreno”), si torna a vedere il sole e, sotto la sua luce impietosa, si può valutare con altrettanto impietosa chiarezza l‘entità dei danni provocati da un mercoledì da vero incubo. E cercare di rimediare ad essi.
Niente morti, ma tanta tanta devastazione. E una paura indescrivile. Da quete parti, la terra è allerina e friabilissima, come un biscotto. Il fronte più critico resta, naturalmente, quello rossanese-coriglianese. All’ombra della Panaghia e del Castello Ducale è stata, come ci si poteva aspettare, una nottata di passione per i militari dell’Esercito (bersaglieri del Primo Reggimento di Cosenza e guastatori del XXI Genio di Caserta) che, affiancati dagli uomini della Protezione civile, hanno proseguito senza sosta le operazioni di sistemazione del torrente Citrea, non lontano dalla Marina di Rossano:i l'esondazione di ieri del suo argine destro è stata alla base della catastrofe. Inoltre, forze armate e tute gialle continuano ad essere impegnate nella rimozione del fango e dei detriti dalle strade, aiutati anche da abitanti volenterosi di alcuni quartieri.
E ci sono anche i Vigili del fuoco, che si occupano del salvataggio dei malcapitati che si sono fatti intrappolare tra acqua e fango; sono mille le pesone messe in salvo, mentre si stima che gli evacuati, tra Rossano e Corigliano, siano circa la metà: tra essi ci sono anche molti turisti.
In mattinata, intanto, come preannunciato, sono calati in Calabria il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Il sindaco della città bizantina in provincia di Cosenza, Giuseppe Antoniotti (centro-destra), era stato chiaro: “Il governo mi deve stare vicino, altrimenti non riuscirò a ricostruire la città”.