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Sanità: sempre più italiani scelgono il privato

Le liste di attesa per l'accesso alle strutture pubbliche si sono allungate rispetto allo scorso anno e così gli italiani si affidano al privato

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Le liste di attesa e la sanità privata
Secondo un'indagine del Censis in collaborazione con la Asl Rmb circa la situazione sulla sanità integrativa, sempre più italiani, ormai stanchi di attendere tempi improponibili, sono costretti a rivolgersi al settore privato.
I dati sono stati illustrati al Welfare Day che si è svolto il 9 giugno scorso a Roma e ha visto la partecipazione di personalità del settore come Roberto Favaretto, presidente di Rbm Salute ma anche di Previmedical, per il Censis Carla Collicelli e Giuseppe De Rita e Marco Vecchietti di AD di Previmedical.
Secondo tali dati sono 22 milioni gli italiani che solo nello scorso anno hanno dovuto effettuare una visita specialistica nella sanità pubblica.
Questo numero incredibile di utenti ha dovuto attendere in media almeno 3 settimane in più rispetto al 2013 per poter accedere a una delle tante prestazioni mediche specialistiche.
I numeri parlano chiaro: 65 giorni nel 2014 per una risonanza al un ginocchio contro i 45 del 2013; per una colonscopia si è passati da 69 giorni del 2013 ai 79 del 2014, mentre per un ecografia addominale da 58 giorni di attesa del 2013 si è arrivati a 71.
Da sottolineare che si tratta sempre di valori medi che diventano davvero insopportabili nelle regioni del sud e in particolare in Campania e in Puglia.

La scelta della sanità privata
Ecco quindi che non potendo attendere per cosi tanto tempo, almeno 5 milioni e mezzo di italiani si sono rivolti al settore sanitario privato, attingendo di tasca propria ai loro risparmi e pagando molto spesso il triplo rispetto al ticket nella sanità pubblica.
L'unico settore dove non si sono evidenziate grandi differenze di costi e di tempi è quello delle analisi cliniche.
In ogni caso sono quasi 30 milioni di italiani che hanno riscontrato questo unico aspetto "positivo" nella sanità pubblica.
Per fare ad esempio un esame di laboratorio come l’emocromo, utile a misurare valori come il livello di mch e mchc del sangue, il costo è di 7 euro presso una struttura pubblica e 10 presso una privata, tuttavia presso queste ultime i risultati si otterranno più velocemente.
Sebbene per le analisi del sangue la tempistica non sia sempre determinante, per settori in cui invece influisce pesantemente sulla vita dei pazienti, la situazione peggiora nettamente: una biopsia che ha un ticket di 56 euro nel pubblico, nel privato arriva a costare 224 euro, ma invece di aspettare 90 giorni i risultati si ottengono in 72 ore. Il tempo serve a sapere se quel tessuto analizzato è un cancro o meno.
Lo stesso dicasi per una risonanza magnetica al ginocchio, per sapere se è danneggiato nella sanità pubblica bisogna pagare 63 euro e attendere circa 75 giorni, mentre nel privato in 5 giorni e con 142 euro si ha il referto.
La scelta invece di non rivolgersi al privato ma nemmeno al settore sanitario pubblico è stata presa da almeno 4 milioni e mezzo di italiani che si sono visti costretti a rinunciare a conoscere il loro stato di salute, anche probabilmente per motivi economici.
Tutti gli altri invece hanno dovuto pagare.

I tempi per la riabilitazione
Un altro settore dove la situazione è tutt'altro che rosea è quello della riabilitazione che nel 2014 ha coinvolto almeno 4 milioni di italiani. Più della metà di questi, il 54%, ha dovuto rivolgersi alla sanità privata, pagando l'intero importo della prestazione, mentre solo il 16% ha atteso i tempi della sanità pubblica mentre il 30% ha potuto accedere alle sedute gratuitamente in quanto esente dal pagamento del ticket.
I tempi di attesa nella sanità pubblica sono comunque troppo lunghi per patologie che necessitano di interventi tempestivi, come accade invece nel comparto privato, dove c'è un'attesa massima di soli 4 giorni con un costo medio a prestazione di 37 euro contro i 7 euro del servizio sanitario nazionale.
Costi del genere (moltiplicati per sedute e cicli da fare privatamente) hanno portato un milione e mezzo di italiani a rinunciare alla stessa riabilitazione tenendosi il dolore.

L'intramoenia non da vantaggi ai pazienti
Anche l'intramoenia, cioè la possibilità di usufruire del servizio privato all'interno del settore pubblico, non da vantaggi ai pazienti in termini di attesa e nemmeno di costi.
I costi infatti sono mediamente superiori al settore privato (per esempio una visita cardiologica costa in media 113 euro con 7 giorni di attesa, mentre nel settore privato 108 con 5 giorni di attesa; la risonanza magnetica rispettivamente costa 152 e 102 euro con tempi di attesa di 12 e 6 giorni).
Il problema quindi dell'efficienza sanitaria pubblica rimane soprattutto nei casi in cui il fattore tempo è spesso determinante per una cura della malattia che sia efficace (anche rispetto alla prevenzione) e spesso risolutiva.

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