"Li fanno vivere peggio delle bestie. Mio marito dormiva su un materasso poggiato su un balcone, in mezzo alla sporcizia: se l'avessi saputo, non l'avrei mai lasciato venire qui".
Marian quarant'anni, una figlia di tre e uno di 16. Da lunedì non ha più un marito: Mohamed, sudanese 47enne, è morto per un colpo di calore mentre raccoglieva pomodori in un'azienda agricola tra Nardò e Avetrana.
Marian è arrivata in Puglia, con quel che resta della sua famiglia al seguito, per riprendersi la salma del compagno e riportarla in Africa. Fra le incombenze che ha dovuto affrontare, la testimonianza davanti ai carabinieri e il passaggio nel ghetto della ex falegnameria per recuperare gli effetti personali di Mohamed.
"Non so cosa faremo ne ho idea, non abbiamo nulla e non abbiamo parenti in Italia. Senza Mohamed non so che ne sarà di noi".
Il Comune di Nardò ha dato ospitalità alla moglie e ai due figli di Mohamed; il sindaco, Marcello Risi, ha fatto sapere che “appresi i primi sviluppi dell’inchiesta sul decesso, è orientato alla costituzione di parte civile del comune”.
Sono stati già effettuati i prelievi per l’esame autoptico che permetteranno di stabilire se il 47enne sia morto per infarto, in seguito ad una lunga esposizione al sole. Il magistrato vuole capire se l'uomo soffrisse di problemi respiratori o se questi siano sopravvenuti in seguito ad un "colpo di calore".
Il cittadino africano era arrivato nel Salento domenica mattina e lunedì aveva già preso servizio come lavoratore stagionale. Verso le 14.00 i primi segnali del malore Il termometro segnava una temperatura intorno ai 40 gradi. Pare anche che l’uomo avesse già manifestato segni di malessere nella mattinata ma che nessuno lo abbia accompagnato in ospedale.
I colleghi di lavoro lo hanno immediatamente messo al riparo sotto un albero,affinché non rimanesse esposto ai raggi del sole. Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul luogo, però, il cittadino sudanese era già deceduto.
La Procura di Lecce ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. Il sostituto procuratore Paola Guglielmi, ha iscritto nel registro degli indagati tre persone: Giuseppe Mariano, il "capo" dell'azienda presso cui lavorava Mohamed Abdullah sua moglie Rita de Rubertis, a cui è intestata l'attività e un'altra persona originaria del Sudan che avrebbe svolto il ruolo di mediatore negli arrivi in Salento dei braccianti
Intanto, nelle scorse ore, i militari hanno effettuato rilievi fotografici nella ex falegnameria di Boncuri, occupata dai braccianti per verificare le condizioni di vita e lavoro. Al momento la Procura procede per omicidio colposo, ma gli inquirenti intendono appurare se nel Salento ci sia un nuovo giro di sfruttamento gestito da caporali. L’impiego di altri 28 stagionali nella stessa azienda era stato comunque dichiarato all’ufficio di collocamento.