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I nuovi apolidi

Aumenta il numero dei senza paese.

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Immaginiamo di aprire le nostre borse, i nostri portafogli e non trovare più nessun documento! Siamo diventati all’improvviso Apolidi! “Apolide” è colui che nessun paese del mondo riconosce come proprio cittadino. Questa condizione significa non avere un passaporto, che è condizione necessaria per ottenere, all’estero, un permesso di soggiorno. Soprattutto, significa anche, non poter accedere a molti servizi essenziali, che di norma vengono garantiti ai cittadini

Almeno dodici milioni di persone nel mondo non hanno alcuna cittadinanza. La cifra, stimata per difetto e fornita dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, getta una luce nuova su questa situazione. Ciò vuol dire che queste persone sono tra le più deboli, spesso vittime di abusi, privazioni di diritti, discriminazioni.

Il responsabile dell’UNHCR Antonio Guterres ha spiegato che gli Apolidi: “Sono persone che hanno bisogno di aiuto, perché vivono in un limbo legale che spesso diventa un incubo” e ha continuato: “La Convenzione del 1961 è stata adottata da un numero molto basso di Paesi. Solo 38 l’hanno ratificata e questo rende molto difficile fornire un quadro legale condiviso per le persone apolidi. “E’ una vergogna che milioni di persone vivano senza una nazionalità riconosciuta, che è un diritto fondamentale, e il problema è aggravato dal fatto che le conseguenze di questo fatto sono quasi invisibili, se non per le persone che le subiscono”, ha concluso Guterres.

Il problema degli apolidi è particolarmente grave in Asia orientale e centrale, ma anche in Europa orientale e nel Medio Oriente. “Negli ultimi venti anni, la formazione di nuovi Stati, la dissoluzione di vecchi Stati e lo spostamento di confini sono state tra le cause principali per l’aumento del numero degli apolidi”, ha spiegato Mark Manly, capo dell’unità dell’Unhcr che si occupa di loro.

Uno degli aspetti più gravi è che spesso lo stato di apolide è “ereditario”. Per la legge di molti Stati non basta essere nati in un posto per essere cittadini (ius soli) ma la cittadinanza dipende da quella dei genitori (ius sanguinis). Il risultato è che i figli di genitori apolidi, diventano apolidi, anche se nascono e spesso crescono e vivono in un solo Paese, dove magari i genitori si sono rifugiati scappando da emergenze umanitarie o guerre. E’ il caso per esempio di molte persone, in maggioranza rom, che in Europa si sono disperse dopo il crollo della ex Jugoslavia.

Simile al caso dei rom in Europa è quello della minoranza musulmana dei Rohyngia, in Myanmar, di alcuni popoli indigeni in Thailandia e dei Beduini di alcuni stati del Golfo Persico, esclusi dalla cittadinanza quando si sono formati i rispettivi Stati indipendenti. Con l’ultimo Stato nato nella comunità internazionale, il Sud Sudan, il numero degli apolidi potrebbe aumentare.

Secondo l’Unhcr, inoltre, ad aggravare il problema ci sono legislazioni sulla cittadinanza che discriminano le donne: Paesi come l’Egitto, la Turchia, l’Indonesia e il Kenya solo di recente hanno iniziato a modificare la legge che impediva di trasmettere la cittadinanza anche da parte della madre. L’effetto di leggi restrittive o discriminanti sulla cittadinanza è che se una donna sposa uno straniero, rimane legata alle scelte del marito e rischia di diventare apolide in caso di divorzio.

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