Somalia, Mogadiscio, 2 luglio 1993. Il contingente italiano ITALFOR ha messo in atto dal primo mattino l'operazione Canguro 11, un rastrellamento strategico volto alla scoperta di armi nascoste nel popoloso quartiere Haliwaa, a nord della capitale somala, quando i militari italiani vengono attaccati da miliziani legati al generale Mohamed Farrah Aidid: è l'inizio della battaglia del Pastificio o del Checkpoint Pasta, che lascerà sul campo tre soldati italiani e 36 feriti, tra cui l'allora sottotenente. Gianfranco Paglia, che oggi così ricorda quella giornata:
Sono trascorsi 22 lunghi anni della Battaglia del Checkpoint Pasta, passata alla storia come la Battaglia del Pastificio, lo scontro a fuoco tra le truppe italiane a Mogadiscio e dei ribelli somali. Non mi soffermo sull'analisi del giorno: è sufficiente navigare in rete per provare a comprendere cosa è accaduto. Come è noto persero la vita tre soldati italiani: Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi, Pasquale Baccaro. Numerosi i feriti tra cui il sottoscritto il quale non ha mai dimenticato anche solo per un attimo i suoi uomini e che continua la sua attività militare partecipando anche a numerose cerimonie affinchè non sia mai dimenticato il loro sacrificio ed il valore di coloro che quel giorno hanno combattuto come l'allora sergente maggiore Giovanni Bozzini, il sottotenente Romeo Carbonetti ed il capitano Paolo Riccò.
Le missioni di pace, troppo spesso criticate da una certa parte politica che tende sempre a fare un'errata propaganda, hanno un loro motivo di esistere e sotto l'egida dell'ONU l'Italia si è sempre mossa in tal senso.
Dopo quel terribile giorno l'ONU decise di abbandonare la missione. Risultato? Dopo 22 anni continuano gli attacchi terroristici e la Somalia è diventata la principale base. E questo perché? Perché come più volte dichiarato le missioni devono essere portate a termine se realmente si vuole dare un segnale forte ad un terrorismo che diventa sempre più spietato e che si avvale dei sofisticati mezzi di comunicazione.
Oggi vedere attraverso un video, o un tweet la decapitazione o un messaggio di minaccia fa più scalpore, ma l'intensità é esattamente la stessa. La sofferenza dei popoli è la stessa di 22 anni fa. Il sorriso interrotto dei bambini che nei loro occhi non c'è più la spensieratezza e la fanciullezza è la stessa situazione di allora. Di quei drammatici momenti non posso non ricordare la corsa dei bambini somali verso noi militari a prendere un pezzo di pane ed una bottiglia di acqua e poi gli stessi impugnare un'arma. Senza fare troppi sofismi, sono queste le immagini su cui dopo 22 anni vorrei porre l'accento, l'attenzione e l'invito a fare una seria riflessione da parte di tutti.