Apprendiamo da un articolo (reperibile a questo indirizzo [http://www.tusciaweb.eu/2013/09/paglia-e-potature-non-vanno-piu-equiparate-a-rifiuti-speciali/]) di pochi giorni fa in cui l'On. Alessandro Mazzoli, deputato del Partito Democratico, vuole proporre, alla Commissione Agricoltura di Montecitorio, una richiesta tale da permettere di non considerare più la paglia e le potature come rifiuti speciali, permettendo, così, di poterle bruciare anche in estate, in maniera da non multare chi, nonostante tutto, continua questa pratica, per ora, vietata dalla legge.
Ebbene, se da un lato tale proposta sembra interessante ed allettante per gli agricoltori, noi vogliamo porre all'attenzione dei nostri lettori le seguenti tematiche legate a questa pratica.
Prima di tutto, come si è soliti dire, “non si scherza col fuoco”. Nel senso che, giocare con la natura credendo di poterla controllare è cosa molto pericolosa. Sono infatti frequenti, purtroppo, casi in cui i roghi dovuti, appunto, alla paglia e alle potature, possano scappare dal controllo di chi tenta di gestirli, creando ingenti danni ad ettari di campo, piuttosto che di macchia mediterranea. Vogliamo rischiare di distruggere ettari di coltivazioni per disfarci degli scarti?
In questa sede, comunque sia, vogliamo creare delle proposte alternative. Iniziamo, allora, dalla base.
Ammettiamo che sia giusto bruciare la paglia, ad esempio. Vogliamo chiedere a chi è a favore di questa legge la seguente cosa: di cosa vivranno i pressatori di paglia? E' chiaro, infatti, che i pressatori di paglia, in quanto tali, vivono lavorando con la paglia. Se noi la bruciamo, come faranno a lavorare? Ma, soprattutto, è noto che la paglia, una volta pressata, viene portata alle stalle per fare da giaciglio per gli animali. E questi animali dove potranno riposarsi, se noi bruciamo la paglia?
Vogliamo, infine, occuparci anche degli scarti delle potature, per non nuocere a nessuno.
E' chiaro che lo smaltimento delle potature abbia un costo molto elevato, motivo per cui, illegalmente, si tentano di bruciarle. Su questo argomento noi vogliamo dire la seguente cosa:
sono presenti sul territorio italiano decine e decine di centrali a biomasse, spesso impiegate per la produzione di biodiesel. Ormai sanno tutti che tali centrali possono essere alimentate dagli scarti agricoli, per esempio, guarda caso, le potature. Allora, perchè non creare un “commercio” di smaltimento delle potature all'interno delle centrali? Il proprietario della centrale, ad esempio, può accordarsi con gli agricoltori e dare loro una parte di biodiesel che si ricava dallo smaltimento delle potature, tramite la centrale.
Spesso, eliminare gli scarti, oltre ad essere pericoloso, può essere controproducente.