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Milano, l’ira funesta dell’imputato

Spari davanti al tribunale

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Giovedì 9 aprile, verso le 11.00 del mattino. A Milano, in un’aula del Palazzo di Giustizia, il giudice sta trattando il caso di un uomo accusato di bancarotta fraudolenta.

Il suo nome è Giardiello, Claudio Giardiello, un cinquantasettenne di Brugherio (MI), imprenditore nel settore edile. Ad un certo punto l’avvocato difensore di questi annuncia di voler rinunciare al suo mandato.

E accade l’inaudito. Giardiello, che aveva con sé una pistola (!), non ci vede più dall’esasperazione e comincia a sparare. Colpisce un testimone, poi altre due persone sedute tra il pubblico, anch’esse verosimilmente destinate a salire alla sbarra. Nessuno di loro, come confermano i soccorritori del 118 immediatamente accorsi sul posto, pur essendo stato ferito, e non lievemente, è in pericolo di vita.  Ma quando i camici dell’Emergenza sanitaria fanno il loro ingresso nell’aula al terzo piano, teatro del folle gesto, Giardiello si è già dileguato. Pronto a seminare il terrore nei corridoi del tribunale meneghino.

La sparatoria, infatti, è proseguita anche fuori dall’aula. Mentre il caos e il panico si allargavano a macchia d’olio in tutto il palazzo, Giardiello, in fuga  disperata, continuava a far fuoco. Un piano sotto quello in cui stava per essere giudicato incrocia e becca Fernando Ciampi, giudice della sezione fallimentare: questi cade sotto i colpi dell’imputato-assassino. Si trovava nel suo ufficio. E dopo Ciampi,  Giardiello abbatte anche un avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani, e una terza persona, che però potrebbe essere morta per lo spavento subito. Di cadavere in cadavere, Giardiello riesce a guadagnare l’uscita del tribunale, ad impossessarsi di una moto e a scappare. Pensa di averla fatta franca, ma la sua fuga finisce a Vimercate: è qui infatti che i Carabinieri lo intercettano e lo catturano.

Doveva essere condannato per bancarotta, ora per lui potrebbe finire ancora peggio.      

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