I ricercatori hanno scoperto che un tipo di batterio che vive sulla plastica presente nei liquami la digerisce e la scompone. Nello studio pubblicato sul sito della “Northwestern University” (la Northwestern University è una delle università private più famose e prestigiose degli Stati Uniti, con sede a Evanston, in Illinois all’interno dell’area metropolitana di Chicago. È l’università più antica dell’Illinois, fondata nel 1851 durante la presidenza di Millard Fillmore) è stato esaminato l'effetto di un batterio della famiglia “Comamonadacae” sui rifiuti di plastica.
Nello studio, si è visto che questi batteri chiamati “Comamonas testosteroni” che crescono sulla plastica di polietilene tereftalato (PET) prima scompongono i rifiuti di plastica, in plastica di dimensioni nanometriche e poi la nanoplastica diventa più piccola con uno speciale enzima secreto. La ricerca ha scoperto che la plastica rotta nel ciclo digestivo dei batteri era ridotta ad atomi di carbonio e si è scoperto che la plastica rotta era cibo per questi batteri.
L'autrice principale dello studio, Ludmilla Aristilde, ha affermato che è stato sistematicamente dimostrato per la prima volta che un batterio delle acque reflue può degradare, scomporre e utilizzare la macroplastica come fonte di carbonio e che è stato scoperto un enzima che scompone la plastica. Ha sottolineato che le plastiche di tipo PET rappresentano circa il 50% delle microplastiche presenti nelle acque reflue mondiali e il 12% dell’uso totale di plastica. "La scoperta di questo batterio ed enzima può essere utilizzata per la pulizia dei rifiuti di plastica e per il trattamento del problema dell'inquinamento ambientale", ha sottolineato Aristilde. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Environmental Science & Technology".