Presi singolarmente, non contano più di ottanta pagine i due capitoli che compongono il primo volume del ciclo di racconti mitologici di Sebastian Ruggiero, “Il fato racconta… Il fuoco: Prometeo e Fetonte”, pubblicati grazie alla mediazione dell’editore Erickson – presso la linea editoriale Erickson Live. Un tentativo ottimamente riuscito, quello di Ruggiero, di rimettere in discussione alcuni interrogativi che da sempre muovono l’epica e il pensiero degli esseri umani, gli assunti su cui si fonda il mondo e l’intera esistenza umana.
A questa nobile volontà, giunge in aiuto di Ruggiero un narratore eccezionale: la personificazione del Fato, un annoiato e solitario personaggio che si cimenta nell’impresa di raccontare al lettore i miti che hanno dato origine al mondo. Dopo aver raccontato brevemente le sue origini in una sorta di lettera aperta, Fato procederà a raccontare le gesta di due eroi universali, raccontati da quando esiste l’idea di narrazione e affrescati dai più grandi pittori e artisti di sempre: Prometeo e Fetonte.
Il mito di Prometeo segna il rapporto tra gli esseri umani – noi – e gli Dei dell’Olimpo.
La mitologia classica racconta di un tempo lontanissimo in cui gli uomini e le divinità vivevano insieme, divertendosi e condividendo le reciproche responsabilità. Prometeo (in greco antico Promethéus - ovvero“colui che riflette prima”) faceva parte dei Titani, ossia gli dei più antichi che controllavano l’universo prima degli dei dell’Olimpo.
Cugino di Zeus e, per fama, amico del genere umano, aveva 5 coppie di fratelli gemelli – finché questi non si ribellarono a Zeus, mentre Prometeo e suo fratello Epimeteo si schierarono dalla parte di Zeus, accaparrandosi la benevolenza degli altri dei dell’Olimpo.
Loro fu l’incarico di trasmettere agli esseri umani le arti della matematica e della medicina, dell’architettura e dell’astronomia; tanto quanto quello di distribuire le cosiddette “buone qualità”. Ma a causa di un raggiro messo in atto da Prometeo per favorire gli esseri umani davanti a Zeus, essi verranno puniti e costretti a vivere senza il fuoco.
Il mito di Fetonte racconta “la storia di un giovane mortale, figlio di un dio” che voleva incautamente imitare il potere degli dei.
“Quando ancora nel cielo non brillavano tutte le stelle e molti astri dovevano ancora essere creati” Zeus troneggiava tra gli dei dell’Olimpo e sulla terra la natura e i popoli convivevano sereni, poteva accadere che le divinità assumessero sembianze umane per trascorrere il tempo con i mortali: tra di loro, alcuni decisero di continuare a vivere sulla terra, altri, invece, aspiravano a diventare dio e a raggiungere quel mondo che gli era precluso.
Tra di loro, l’epica narra ci fosse il giovane Fetonte, figlio di Helios e della ninfa oceanina Climene: un giovane ambizioso votato al coraggio, che, in seguito dell’unione materna con il re dell’Etiopia, Merope, decide di mettersi in viaggio verso Helios per chiedere prova del suo essere padre. Tuttavia, per Helios non risulterà facile e immediato convincere il figlio e dovrà cedere alla sua pretesa di prendere il controllo del cocchio dorato grazie a cui il sole, ogni giorno, sorge alto nel cielo.
In entrambi i miti, i due eroi commettono l’errore di sfidare ciò che è al di fuori delle proprie capacità.
Il messaggio che emerge poderoso da entrambi i miti pare inequivocabile: chiunque si spinga oltre i propri limiti rischia di fare una brutta fine. E chiunque pensi di poter agire senza avere conoscenza delle proprie capacità, chi si sopravvaluta, finisce per restare intrappolato tra le briglie della vanità. Chi non segue i consigli dei più abili, chi si tappa le orecchie dinanzi agli avvertimenti di cui ha già esperito, fallirà irrimediabilmente.
Seppure i due eroi narrati da Ruggiero assumano tra le righe di “Il Fato racconta…” connotazioni positive che permettono ai più giovani di empatizzare con loro, anziché di averli in antipatia, gli effetti della morale che intendono veicolare si dimostrano efficaci. I personaggi mitici di Ruggiero vengono ingentiliti, si muovono verso i loro obiettivi con determinazione e senza arroganza; gli dei e le dee di Sebastian Ruggiero hanno sembianze, sentimenti e debolezze umane.
Non solo Prometeo e Fetonte…
Vicino ai protagonisti che danno il titolo ai due miti in cui la struttura narrativa è ripartita, anche le storie degli altri dei assumono spessore e trovano occasione per essere approfondite. Dalla nascita di Atena dalla testa di Zeus, al senso di colpa di Climene che quasi rimpiange le possibilità che il figlio avrebbe avuto se avesse deciso di sposare Helios.
Ruggiero non si limita a offrire al lettore due miti intramontabili ma li inserisce con maestria all’interno di una cornice che completa il racconto. Gli elementi naturali, le descrizioni che accompagnano il viaggio di Fetonte sulle valli e le acque del mondo, contribuiscono a consegnare al lettore un’opera compiuta e magnetica, che parte dal mito per diventare qualcosa ancora.
Attraverso uno stile di scrittura asciutto e descrittivo, che si avvale del linguaggio figurato per creare immagini vivide e inequivocabili nella mente del lettore, la penna di Ruggiero conferisce alla narrazione un ritmo che trascina chi legge fino all’ultima riga dei racconti. Lo scrittore, inoltre, si avvale di una sintassi di tipo parattatico e di un linguaggio comune, più vicino all’uso quotidiano della lingua e accessibile anche ai più giovani. Ciononostante, forse anche per l’influenza diretta dell’esperienza scolastica, il testo è arricchito di termini e vocaboli meno noti, debitamente segnalati e significati in un assortito e variegato apparato di note che completa il testo.
“Il Fato racconta… Il Fuoco: Prometeo e Fetonte” è un’opera che si rivolge principalmente ai giovani e alle giovani ragazze – in particolare delle scuole medie; ma anche agli insegnanti in cerca di uno strumento didattico che possa contemporaneamente mantenere alta l’attenzione degli studenti; e ancora: a chi potrebbe riascoltare i miti ancora tante volte e sempre trovarci qualcosa di nuovo.