Maestro, la notizia di un Suo nuovo album è quasi un evento sociologico. Come nasce questo Suo nuovo disco dal titolo quanto mai enigmatico “I campi di radiazione”.
“Rispetto ai dischi precedenti, questo nuovo lavoro nasce da una serie di “visioni” o “premonizioni” che ho avuto nel corso del tempo, riguardanti la mia persona ma anche la realtà di questo mondo. Sono convinto che sia in atto un processo di trasformazione per certi versi epocale, riguardante l’intera razza umana. Per chi riesce a percepirli, alcuni segnali ci sono già e altri ce ne saranno. Di conseguenza le tematiche del disco vanno dal nostro rapporto con la Natura alle realtà virtuali, che sempre di più saranno presenti nelle nostre vite, passando per scoperte scientifiche o archeologiche che forse riusciranno finalmente a dire chi siamo e da dove veniamo”.
La percezione che qualcuno ha della Sua persona, è quella di un uomo e di un artista fuori dagli schemi. Per analogia mi viene in mente una figura come quella del regista Terrence Malick.. Qualcuno cioè lontano dai riflettori, dal gossip, dalla mondanità.. Si riconosce in questa didascalia oppure no?
“Capisco che in mondo “capovolto” come quello in cui capita purtroppo di vivere oggigiorno, questo mio atteggiamento possa risultare incomprensibile a qualcuno. Eppure il mio pensiero è limpido come acqua di sorgente. E’ il pensiero di un uomo libero che non si fa manipolare, dagli slogan, dai luoghi comuni o dalle mode. Tutto questo forse può dare fastidio e risultare scomodo, ma questa è la mia verità. Altre non ne conosco”.
Dalla lettura del suo libro “Dreamland”, pubblicato nel 2023 e ancora in classifica nel settore autobiografie, si evince, oltre ad un talento e una preparazione davvero straordinaria, la fatica per certi versi disumana che Lei ha dovuto affrontare per moltissimi anni, sia per pubblicare la Sua musica, che per superare delle difficoltà apparentemente insormontabili. Dove ha trovato la forza per riuscire a resistere e poi alla fine a vincere contro le avversità? Mi vengono in mente alcuni episodi del libro davvero atroci..
“I momenti di abbattimento nel corso degli anni sono stati tanti, e anche molto violenti dal punto di vista psico-fisico, emotivo ma oserei dire addirittura spirituale. In diverse occasioni ho creduto di non poter riuscire a superare certe difficoltà, che ormai mi avevano travolto in maniera apparentemente irreversibile. In certi momenti purtroppo si è da soli. Intendo quando si precipita nell’abisso doloroso della disperazione senza fine. Poi per mia fortuna, spesso proprio grazie alla musica, mi sono trovato a risalire dal fondo. Processo anch’esso faticoso e molto lungo. Talvolta nell’ordine di tempo di molti anni”.
Maestro, nel Suo libro oltre al percorso accademico e professionale, i concerti in tutto il mondo, la sua discografia davvero sterminata, i riconoscimenti internazionali, ricordiamo tra gli altri un Encomio alla Camera dei Deputati e il Leone d’Oro alla carriera ricevuti entrambi nel 2017, ci sono gli incontri che Lei ha avuto con alcune delle rockstar più famose di sempre come Sting, Phil Collins, Peter Gabriel, i Depeche Mode, Keith Emerson, Greg Lake o i nostrani Vasco Rossi e Claudio Baglioni solo per citarne alcuni. Con quali di questi personaggi si è trovato maggiormente a suo agio?
“Per una serie di motivi, la “persona” con cui mi sono trovato più a mio agio è stato Sting. Artista che considero ancora oggi tra i più creativi, profondi e completi mai espressi dalla musica popolare del XX secolo. Con lui mi sono potuto confidare come con un vecchio amico, su questioni intime sia di natura squisitamente artistica che spirituale, percependo da parte sua una vera disponibilità, oltre ad una umiltà autentica e non di facciata o di circostanza. Riguardo colleghi italiani, una cosa simile è accaduta durante gli incontri che ho avuto con Lucio Battisti e Vasco Rossi. A mio modesto avviso, i due grandi innovatori della canzone italiana dal dopoguerra ad oggi..”.
Ho saputo che per Sua scelta parte dei proventi delle vendite del disco saranno destinati a Save the Children. Questa certamente è una cosa che le fa onore unitamente al nobile gesto. Al di là di questo cosa vede o prevede per questo mondo dove tutti noi viviamo? E lecito essere fiduciosi secondo lei per la vita che ci aspetta, con un pensiero particolare rivolto alle nuove generazioni?
“Credo sia doveroso essere fiduciosi, però a mio avviso è necessario un cambio di traiettoria. Nel mondo che verrà, bisognerà pensare prima agli altri e poi a noi stessi. Il tempo dell’egoismo deve concludersi. Proteggiamo i bambini, gli alberi, i nostri amici animali. Ognuno faccia la sua parte. Subito. Altrimenti avremo vissuto invano”.