"Ero al mio villaggio con la mia famiglia quando sono arrivati i miliziani dello Stato islamico: hanno separato le donne dagli uomini e quella è stata l'ultima volta che ho visto mio marito". La ragazza che parla ha 19 anni e racconta con lucidità il modo in cui è finita tra le schiave sessuali dell'Isis: "A noi ragazze ci hanno chiesto di che religione eravamo e quando abbiamo risposto ci hanno detto che era un problema e ci hanno portato a Mosul. Lì ci hanno rinchiuso in una grande sala e ogni giorno venivano degli uomini a sceglierci. Le prime ad essere portate via sono state le più belle e le più giovani. Una notte tre ragazze, pur di non fare quella fine, si sono tagliate le vene e si sono lasciate morire. Dopo alcuni giorni un uomo mi ha scelto e portato a casa sua ma quando gli ho spiegato che ero sposata e aspettavo un bambino, lui mi ha rinchiuso nella soffitta, poi mi ha dato una medicina per farmi abortire ma io ho solo finto di prenderla e quella notte, mentre tutti dormivano, ho forzato la porta e sono fuggita". Dopo aver camminato a vuoto per ore, la povera ragazza ha incontrato un anziano che l'ha aiutata a tornare a casa, dove ha dato alla luce il suo bambino. Le terribili storie di donne rapite e violentate che poi riuscono a fuggire dagli uomini dell'Isis e arrivano nei campi di accoglienza, a circa 80Km da Mosul, sono moltissime. Aiutare le donne che sono state rapite e poi violentate dai mostri dell'Isis è difficile ma si fa il possibile per aiutarle e, in particolre, si cerca di mettere in atto programmi di recupero psico-sociale della loro persona.