Sono una giornalista che ha girellato per redazioni per lo più toscane con qualche incursione nella capitale e non a grandi livelli, ma il mio lavoro so farlo discretamente. L’ambiente non è facile , i soldi sono sempre pochi, i lacci notevoli tanto che alla fine viene voglia di mollare tutto specialmente dopo l’ultimo ingaggio perso in un quotidiano fiorentino per la chiusura in blocco del giornale. Era la primavera del 2012 proprio in quei giorni una mia cara amica si sarebbe sposata, e io ero la testimone così volevo farle un regalo speciale, che non fosse un servito di piatti o una vassoio per capirci. Ah se almeno fossi stata un’artigiana, poi all’improvviso mi tornarono alla mente le parole di un mio caporedattore: “i tuoi articoli sono di ottima fattura” mi piacque immensamente, mi fece pensare al mio lavoro come a qualcosa di artigianale, unico, non perfetto ma per questo ancora più prezioso. In fin dei conti ero un’artigiana anche io. E dunque quel giorno scrissi l’articolo del matrimonio della mia amica. Ci misi impegno passione, dedizione, la stessa attenzione che avevo sempre avuto per raccontare un avvenimento o registrare una trasmissione. Svolsi il mio lavoro di sempre in allegria diversamente dal solito, dove la cronaca ha ben poca gioia da offrire. E il risultato fu ottimale. La mia amica lo classificò come “Fantastico” io non voglio arrivare a tanto, però piacque molto anche a me. Lasciai cadere la cosa e non ci pensai più fin quando non arrivò l'invito ad un successivo matrimonio un anno dopo e mi tornò in mente il mio precedente operato. Purtroppo altri impegni mi impedirono la partecipazione ma fu determinante per iniziare la mia nuova attività : “Reportage di Nozze”
In poche parole io creo il reportage di ogni evento, il più eclatante è il matrimonio ma non sono esclusi tutti gli altri. Che vuol dire questo? Vuol dire una testimonianza completa di quello che vi sta accadendo in un momento importante, non solo immagini ma la sottoscritta che chiede, commenta senza essere invadente visto il momento, indaga e cerca di vivacizzare. Raccoglie messaggi, parole, emozioni .
Inutile dire che sono stata trattata con sufficienza dai miei colleghi uomini e donne. Gli uomini per una predisposizione naturale al trito, alle vicende grossolane che ritengono fondamentali per aver successo nella carriera giornalistica e le donne per un senso di emulazione maschile. Ero ridicola, una professionista che si era ridotta a trattare matrimoni. Queste reazioni non mi hanno sorpreso, viviamo in una società dove ci si vergogna della felicità e si crede di non meritarsela, dove interessante fa rima con dolore dove il fascino del male permea qualsiasi situazione. Così certi giudizi, più che indispettirmi mi hanno fatto credere ancora di più nel valore terapeutico della mia attività. Liberarmi da tutto il male che avevo visto e raccontato negli anni e dedicarmi invece a uno dei giorni più felici nella vita della persone. E’ stato catartico nel vero senso della parola. Chiariamo io non ho abbandonato il mio primo lavoro, e molti di voi leggono ogni giorno i miei articoli, alcuni sicuramente non gioiosi, su questa testata che è piccola ma deve ancora crescere e che mi piace immensamente per la libertà che lascia ai proprio giornalisti.
Nel mio cammino con Reportage ho incontrato persone particolari con qualche inevitabile deludente eccezione come è normale che sia, ma per lo più persone propositive, con la voglia di lavorare nella luce della gioia. La maggior parte donne, e non credo sia un caso, ma anche uomini capaci di emozionarsi ancora. E’ questa infatti la scommessa più grossa: emozionare con le mie parole e non solo in occasione dell’ennesima catastrofe planetaria, in modo artigianale e unico testimoniando uno dei giorni più felici di chi mi contatta e se volete saperne di più: www.reportagedinozze.net