Lucilio, Orazio, Giovenale, Petronio ed altri dissacratori si studiano e si traducono nei Licei e nelle Università. I loro scritti erano e sono irriverenti verso politici, costumi e religioni. Si divertivano a moralizzare i moralizzatori e, affinché i loro versi rimanessero impressi nella memoria dei loro acuti lettori, non disdegnavano un'eloquenza volgare e blasfema. Vista la scarsa dimestichezza degli italici verso gli studi classici e verso la storia, è doveroso ricordare di come quegli scalmanati declamassero le loro blasfemie in uno Stato tutt'altro che laico e di come i politici presi di mira, quando non avevano la disponibilità di un esercito, avevano al soldo sicari freddi e spietati come una testa di cuoio del Mossad. Il limite alla Satira iniziò alla fine di quell'impero, quando gli dei venivano imprecati per mera disperazione ed i politici venerati per l'umana involuzione. Si rinnegarono valori e versi di artisti latini che oggi traduciamo e studiamo solo grazie ad una giustificata ipocrisia: erano altri orti, altri ombelichi, altri dei. I moralizzatori di oggi, che sarebbero stati i bersagli prediletti degli Orazio, Giovenale & Co., ci dicono che certa Satira non fa ridere, confondendo Satira con comicità. Possono permetterselo, siamo alla fine di un altro impero, non siamo più abituati a pesare le parole, non solo per pigrizia, a volte mancano pure le bilance. La povertà di molti consiste nel trovarsi di fronte all'evidenza che non possono e non potranno mai essere Charlie Hebdo ed allora il classico dell'uva acerba può tornare utile. In fondo non tutti i classici vengono per nuocere. All'alba di un buio Medioevo c'è bisogno di assopire gli animi, meglio non suonare la sveglia delle coscienze. Meglio non pizzicare le corde delicate di quelle sensibilità che non si scuotono di fronte ad ipocrisie, falsità e prostituzioni ma si lacerano le carni se osi farneticare sui discendenti degli dei di Lucilio, Petronio & Co.
La satira muore e risorge in continuazione, è il termometro della salute intellettuale di un'epoca. I censori si riproducono in continuazione e sono utili all'intelletto quanto una folata di vento alla fiammella di un lumicino. Di Charlie se ne vedono pochi, di Catoni ne sono piene le chiese ed i bordelli.