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03 aprile 2024
- di Andrea Cionci
La strategia difensiva di Bergoglio, ormai scoperto antipapa, si sta rivelando, in questi giorni, sempre più maldestra. Con le anticipazioni studiatamente centellinate dal suo nuovo libro El Sucesor, lo stesso vaticanista del Tg1 Ignazio Ingrao ha ammesso ieri, dalla Balivo, che “papa Francesco sta cercando di sgombrare le strumentalizzazioni” circa la sua illegittimità".
Diciamo che lui non è la persona più indicata per smentire credibilmente queste voci. Infatti anche La Nuova Bussola Quotidiana ha rilevato tutte le contraddittorie inesattezze della ricostruzione di Bergoglio.
La tattica bergogliana si avvale però della confisca dei media mainstream: basti pensare che il nostro libro inchiesta “Codice Ratzinger”, giunto a 112 conferenze in un anno e mezzo, su invito dei lettori, vincitore di due premi giornalistici e venduto in 20.000 copie, citato su Corriere della Sera e Sole 24 ore come tra i libri più letti in Italia, è TOTALMENTE OSCURATO E CENSURATO dai principali giornali e tv. Mai segno fu più indicativo.
Tuttavia, non bisogna credere a una sola parola di quello che dice Bergoglio, in primis perché non è il papa e lui lo sa benissimo almeno fin dalla sua elezione, come abbiamo dimostrato.
Abbiamo poi visto come egli stia tentando di screditare i cardinali italiani accusandoli di averlo addirittura “usato” nel 2005 perché “non volevano un papa straniero”.
L’obiettivo è quello di intimidire i suddetti cardinali, che sanno tutto della sede impedita, (anche perché sono stati ufficialmente informati dalla nostra petizione, con 14.500 firme, recepita il 20 novembre scorso dal Segretario di Stato Parolin) e che, a norma dell’art. 3 della Universi Dominici Gregis, possono cancellarlo solo dicendo “vere papa mortuus est”, il papa è morto realmente.
Ma la nuova tranche di anticipazioni dal libro - oculatamente diffusa ieri - riguarda mons. Georg Gänswein che viene pesantemente attaccato in riferimento al suo volume Nient'altro che la verità:
"Mi ha provocato un grande dolore –scrive Bergoglio - che il giorno del funerale sia stato pubblicato un libro che mi ha messo sottosopra, raccontando cose che non sono vere, è molto triste. Naturalmente non mi colpisce, nel senso che non mi condiziona. Ma mi ha fatto male che Benedetto sia stato usato. Il libro è stato pubblicato il giorno del funerale, e l'ho vissuto come una mancanza di nobiltà e di umanità".
Prima bugia: il libro non uscì il giorno del funerale del Papa, il 5 gennaio, ma il 12.
In secundis, è molto difficile che un libro del genere non fosse stato preventivamente approvato da Bergoglio stesso. Ricordiamo come già diversi giorni prima dell’uscita del volume, fossero state stranamente diffuse in modo massiccio sul web i pdf del libro. Lo stesso scrivente ne ricevette copia da comuni lettori e il dato fu confermato il 19 gennaio 2023 sul blog di Marco Tosatti in un articolo di Mastro Titta: “Ho informazioni attendibili circa il fatto che il file di stampa del libro “Nient’altro che la verità” stia frullando nel sottobosco della rete libero e felice come un colibrì: chat, gruppi Telegram, email”. .
Come mai, questa circolazione del pdf che, di fatto, va palesemente contro gli interessi dell’autore e dell’editore?
Guarda caso, in questo libro c’è anche un paragrafo dedicato allo scrivente, con un goffo tentativo di screditamento. Basti pensare che si sostiene che papa Benedetto aveva mantenuto la veste bianca perché pensava di morire di lì a poco, che il munus e ministerium siano sinonimi, cosa smentita totalmente dalla costituzione Pastor Bonus – e Gänswein è canonista, e lo sa bene - e si sostiene che papa Benedetto celebrasse la messa in comunione con Francesco. La cosa era stata negata in modo inequivocabile dallo stesso Gänswein appena pochi mesi prima in due diverse occasioni.
E’ forse un caso che, come ha rivelato il giornale cattolico Die Tagespost, Mons. Genswein avesse tentato, pochi giorni prima, di BLOCCARE L’USCITA DEL LIBRO?
Il nostro sospetto è che il volume, recepito nelle bozze da Bergoglio, sia stato taroccato dal suo entourage proprio per tentare di difendere l’antipapa.
Legittimo supporre che la diffusione del pdf fosse stata voluta per far passare ai giornalisti un preciso messaggio, e che Mons. Gänswein, una volta resosi conto della manomissione, abbia tentato di bloccare l’uscita del volume. Ma l’editore, rispondendo a "volontà superiori", ha proceduto ugualmente.
Certo è che quel sant’uomo dell’arcivescovo Gänswein è stato il più fedele servitore di papa Benedetto XVI e, nel corso dei suoi nove anni da papa impedito, ne ha trasferito all’esterno, in modo puntuale e disciplinato, i messaggi in restrizione mentale larga, da noi individuati e definiti con l’espressione di facile divulgazione “codice Ratzinger”.
E’ evidente che, per questo motivo, Bergoglio lo teme e sta tentando di maciullarlo dal punto di vista mediatico.
Così, ricordiamo uno dei più plateali servigi di Mons. Gänswein al vero papa: la storica partecipazione di alla presentazione del libro di Piergiorgio Odifreddi alla Lumsa.
Salutando il pubblico, l’arcivescovo Gänswein ha dichiarato: “Papa Benedetto mi ha detto, per prima cosa: «Lei non faccia un saluto istituzionale, faccia un saluto personale da parte mia e dica a tutti: ‘Non ho meritato questa illustre lista di presentatori’. Io gli ho detto: «Santo Padre, se dico questo non mi credono, però obbedisco»; «O credete o non credete, se non credete leggete, o Geremia o Isaia. Non dico quale versetto e quale capitolo, ma lì è la risposta»”.
Ci è bastata una ricerca di pochi secondi con il “trova” del browser per andare a colpo sicuro e trovare la frase nel libro del profeta, al capitolo 36, al versetto 5:
“Quindi Geremia ordinò a Baruc: «IO SONO IMPEDITO e non posso andare nel tempio del Signore”.
Il Santo Padre Benedetto, del quale da due anni affermavamo pubblicamente che fosse in sede impedita, ha scelto fra 73 libri biblici l’unico in cui compare l’espressione “io sono impedito”.
Ma tutto il libro di Geremia è imperniato su un profeta impedito – viene definito proprio così – clausus sum, dato che in un periodo di apostasia del popolo di Israele era stato gettato in una cisterna e comunicava con l’esterno solo grazie al suo segretario Baruch.
L’altro riferimento è a Isaia, dove ricorre il tema di un prigioniero – ancora una volta – che viene liberato e mette in prigione i suoi persecutori.
Perché Mons. Gänswein non parla ancora chiaramente? Entrando nella logica del Santo Padre Benedetto XVI, probabilmente ha ricevuto mandato di continuare a parlare in restrictio mentalis, in modo che sia il popolo di Dio a capire e a sollevarsi.
Tutto è chiaro: chiunque abbia conservato un minimo di lucidità si accorge che in questi giorni Bergoglio sta pompando al massimo il mainstream con questa narrativa. Ma ormai è troppo tardi.
Un disperato canto del cigno per l’antipapa gnostico, che ora rischia grosso.
Per approfondire la tematica, si consigliano i tre brevi video sul sito www.codiceratzinger.eu