Il 16 dicembre Napoli, città della Pace Unesco, riunirà nel Duomo le sue comunità religiose e laiche per chiedere di fermare le armi.
di Letizia Airos
Appena usciti dalla morsa della pandemia, sembrava che l’umanità, accomunata da tanta sofferenza, potesse procedere unita nella costruzione di un futuro migliore. Non è stato così. Subito dopo un’altra catastrofe ci ha colti di sorpresa: la guerra.
Prima in Ucraina, dopo in Medio Oriente, guerra che vediamo inorriditi in televisione, sui giornali, sulla rete, guerra che tocca da vicino anche i più indifferenti, attraverso il carrello della spesa, i costi della benzina e del gas. Guerra che non è mai stata così tanto vicina dalla fine della seconda guerra mondiale. Guerra che non è più solo sulle playstation dei nostri figli, che non è più solo virtuale. Lo scoppio del conflitto in Ucraina, il 24 febbraio dell’anno scorso, ha prodotto un’escalation che ci ha annichiliti tutti: paura e impotenza. La guerra si è manifestata subito per quello che è, devastazione, eccidio di innocenti, di persone fragili e impotenti, manifestazione della peggiore violenza che l’essere umano può produrre.
Poi, il 7 ottobre 2023, l'attacco a sorpresa dei terroristi di Hamas a città e villaggi israeliani, ha aggiunto note sconvolgenti per crudeltà e violenza gratuita sui civili: 1200 morti, oltre 240 rapiti, violenze inaudite su persone inermi. E un paio di settimane dopo, l’infinita catena di bombardamenti devastanti da parte degli israeliani sulla Striscia di Gaza, una regione di soli 360 chilometri quadrati popolata da due milioni di abitanti. Le armi sono sempre più sofisticate, eppure queste guerre sembrano guerre “antiche”, con assedi cruenti che ricordano il medioevo e che lasciano un’impressionante scia di città distrutte, di vittime inermi, donne e bambini innanzitutto. Ogni dieci minuti viene ucciso un bambino. Così l’acuirsi della guerra in Medio Oriente sembra sovrapporsi alla guerra in Ucraina e segnare una cesura di civiltà che è ancora difficile da valutare.
E’ terribile, eppure dal senso di impotenza che ci ha colto i primi tempi si potrebbe passare all’assuefazione, all’indolenza, e perfino a uno stato di indifferenza. Per “difenderci”, per sentirci tutto sommato distanti fisicamente dalla guerra. Vincere questo senso di impotenza, in modo costruttivo e senza paralizzarsi, è possibile solo se ci attiviamo come costruttori di pace e di speranza, per rendere viva nel nostro piccolo la parola pace, con il dialogo, l’ascolto, il confronto.
L’unica voce coerente con la parola Pace sembra ad oggi quella di Papa Francesco, che già nel 2014 aveva lanciato il suo grido d’allarme, parlando di una “guerra mondiale a pezzi” che stava cominciando. Allora aveva già individuato due elementi negli eventi mondiali: da un lato, una notevole conflittualità che si manifesta in scontri espliciti, e dall'altro, un'instabilità sotterranea che si traduce in un progressivo stato di caos. Più recentemente il Papa ha lasciato intravedere una situazione ancora più terrificante, la guerra totale. “Ho detto che era una terza guerra mondiale ‘a pezzi’; oggi forse possiamo dire ‘totale’, e i rischi per le persone e per il pianeta sono sempre maggiori”, ha commentato. Per scongiurare questo scenario è cruciale superare schieramenti e preconcetti, rifiutarsi di tifare per stati e religioni come se fossero squadre di calcio. Costruire la pace significa riunirsi, imparare a conoscersi e dialogare attraverso le diversità.
Segnalo a questo proposito un’iniziativa, nella cui organizzazione sono coinvolta, che si terrà nel Duomo di Napoli sabato 16 dicembre. Napoli, città della Pace Unesco, riunirà le sue comunità religiose e laiche per chiedere di fermare le armi. Nell’evento “Parole e musiche per la pace” si lancerà un grido disperato e di speranza contro la violenza e contro tutte le guerre.
Promuovono l'iniziativa la community laica “Fermatevi-Resistenti per la pace e la giustizia”, la Chiesa di Napoli, le comunità cristiane e religiose della città, con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Napoli e dell’ANCI-Campania.
Una partecipazione corale che prenderà il via con una fiaccolata di bambini che partirà dallo storico teatro Trianon per raccogliersi nell’antichissima cattedrale di Santa Maria dell'Assunzione, che aprirà le sue porte in nome della pace, Parleranno Mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, il Dott. Massimo Abdallah Cozzolino, Segretario della Confederazione Islamica Italiana, il Prof. Pasquale De Sena, Presidente della Società Italiana di Diritto Internazionale e di Diritto dell’Unione Europea. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca porteranno i saluti istituzionali.
Le attrici Marisa Laurito, Antonella Stefanucci e Cristina Donadio leggeranno alcuni brani tratti dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo. Il “Canto di pace”, letto in piazza dall’ex premier israeliano Isak Rabin poco prima del suo assassinio, verrà recitato dall’attore Mario Autore. Delle pause musicali, eseguite da Marco Zurzolo, dai Solis String Quartet e da Enzo Gragnaniello, accompagneranno la narrazione. Il coro Pueri Cantores della Santissima Trinità chiuderà l’evento. Sarà una serata di dolore e di speranza. Per gridare insieme: “tacciano immediatamente tutte le armi!”