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I Dubia dei cardinali a Bergoglio: inutili e controproducenti
03 novembre 2023
di Andrea Cionci
In molti, nel mondo cattolico, hanno salutato con sollievo e speranza i 5 “Dubia”, (richieste di chiarimento in materia di fede), presentati dai cardinali Brandmüller, Burke, Sandoval Íñiguez, Sarah e Zen a “Papa Francesco”.
Una prima versione era stata presentata il 10 luglio 2023 e Bergoglio rispose immediatamente. Naturalmente senza dire nulla: un gesuitico grammelot alla “conte Mascetti” del tutto prevedibile che ha lasciato i cardinali ancora più spiazzati e incerti. Così i porporati hanno riformulato le domande chiedendo una risposta definitiva sì/no.
“In seguito a questa nuova richiesta – riporta don Morselli su Stilum Curiae - il Card. Víctor Manuel Fernández ha ottenuto dal Papa il permesso di rispondere utilizzando stralci del precedente scritto: ma questa risposta, più che un chiarimento, è stata un poco elegante copia-incolla. Il neo-prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, infatti, non ha assolutamente tenuto conto della nuova formulazione dei quesiti”.
Un completo buco nell’acqua.
Di seguito vedremo logicamente perché la mossa di presentare dei Dubia a Bergoglio era inutile e controproducente fin dall’inizio e come i cardinali siano stati decisamente mal consigliati.
Innanzitutto, il solo fatto di presentare queste domande a Bergoglio ha confermato implicitamente che egli possa essere il legittimo papa. Cosa che non è, perché – come ormai stranoto – Benedetto XVI, con la sua Declaratio, non ha lasciato la sede vacante a norma del can. 332.2. Il canonista Stefano Violi lo riconobbe subito, in un noto articolo sulla rivista di Teologia di Lugano.
Benedetto non ha mai rinunciato al munus petrino. Così, il combinato disposto degli artt. 76 e 77 della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis parla chiarissimo: se la sede non è rimasta vacante a norma di quel canone, la nuova elezione del papa è nulla, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito.
Ma vediamo per quali motivi tale proposta era da ritenersi un vero boomerang fin dall’inizio in base alle possibili prospettive che avrebbe aperto.
Caso n.1: Bergoglio risponde in modo perfettamente ortodosso ai Dubia, nella formulazione richiesta sì/no.
Risultato: ai cattolici conservatori viene concesso un sollievo del tutto effimero: “Ah, meno male, ora siamo più tranquilli”. In realtà sul trono di Pietro continua a rimanere seduto un antipapa privo del munus petrino. Ancora più facilmente, alla sua uscita di scena, verrà convocato un conclave comprendente i falsi cardinali di nomina antipapale che eleggeranno, in ogni caso, un altro antipapa ancora privo del munus e della conseguente assistenza dello Spirito Santo.
Caso n.2: Bergoglio risponde in modo del tutto eretico ai Dubia, con o senza formulazione sì/no.
Risultato: i cattolici si convincono che Francesco è un papa eretico, del tutto dimentichi del fatto in duemila anni non c’è mai stato un papa pervicacemente e volontariamente eretico.
Ugualmente, Bergoglio rimane saldamente sul trono perché, come scrive Mons. Schneider: “Anche nel caso di un Papa eretico, egli non perde automaticamente la carica, né esiste alcun organo nella Chiesa che possa dichiararlo deposto per eresia. Tali azioni si avvicinerebbero a una versione dell’eresia conciliarista o episcopale. L’eresia del conciliarismo o dell’episcopalismo afferma fondamentalmente che esiste un organo all’interno della Chiesa (Concilio ecumenico, Sinodo, Collegio cardinalizio, Collegio episcopale) che può emettere un giudizio giuridicamente vincolante sul Papa. La teoria della perdita automatica del papato a causa dell’eresia è ancora solo un’opinione, e anche San Roberto Bellarmino se ne rese conto e non la presentò come un insegnamento del Magistero stesso”.
Si potrebbe invocare la Cum ex apostolatus officio (1559) di Paolo IV, ma sarebbe un’impresa disperata dato che essendo il papa eretico praticamente una figura-ossimoro, non è mai esistita una giurisprudenza precisa per intervenire in un caso simile. Anche se si riuscisse a deporre Bergoglio per eresia, a meno di non dimostrare tali eresie promanate da prima della sua elezione, bisognerebbe considerare validi tutti i cardinali da lui nominati fino all’anno delle prime eresie, presumibilmente il 2016 con Amoris Laetitia. Ergo, in un prossimo conclave, parteciperebbe sicuramente qualche falso cardinale di nomina bergogliana e verrebbe eletto un altro antipapa.
Caso n. 3: Bergoglio continua a non rispondere né sì, né no ai Dubia, come poi è avvenuto.
Risultato: l’antipapa rimane saldamente sul trono potendosi giustificare con qualcosa tipo: “Cari cardinali, vi ho risposto per ben due volte, se non capite è un problema vostro”. Continua l’antipapato e proseguirà dopo di lui con antipapa Giovanni XXIV. Cardinali e fedeli cattolici gabbati per l’ennesima volta.
Come leggete, al cambiare delle possibilità, il risultato finale non cambia.
Ecco perché la presentazione dei Dubia fin dal principio era destinata al fallimento. Ha prodotto solo umiliazione per i cardinali promotori, ha ribadito al mondo il falso concetto “Francesco cattivo papa, ma pur sempre papa”, ha prodotto scandalo verso i fedeli e soprattutto ha drenato quel dissenso antibergogliano che invece sarebbe stato utile per impugnare l’unico atto decisivo e risolutivo.
Papa Benedetto non ha mai abdicato, la costituzione Universi Dominici Gregis offre un’autostrada giuridica facilmente percorribile, in modo del tutto coerente sotto il piano canonico, strategico, politico, teologico ed escatologico. Del resto, è stato tutto predisposto ad hoc, come i passi precisi e obbligati di un coerente piano antiusurpazione.
Basta che un vero cardinale di nomina pre-2013 (meglio se decano o vice decano) dica la verità”: vere papa mortuus est”, la frase con cui si annuncia la morte del Pontefice (avvenuta il 31 dicembre 2022) e con cui si convoca automaticamente il conclave. Bergoglio avrà poco da protestare perché tutto è stato chiarito: Benedetto XVI è stato per quasi dieci anni in sede impedita. Sarà poi sufficiente un conclave di minimo tre cardinali per eleggere il nuovo papa che comminerà la giusta pena per “usurpazione di ufficio ecclesiastico” a Bergoglio, come da can. 1375.
Dato che per l’art. 3 della U.D.G, i cardinali hanno il dovere di tutelare i diritti della Sede Apostolica, è stata promossa una petizione in cui figurano anche l’associazione di avvocati “Arbitrium” e l’Organizzazione mondiale per la Vita del giudice Angelo Giorgianni. In dieci giorni si è arrivati alle quasi 10.000 firme.
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