Trasferta di sangue per Boko Haram. Il gruppo islamico di Maiduguri ha compiuto una doppia incursione nella città camerunense di Kolofata, appartenente al dipartimento di Mayo-Sava, non lontano dal confine nord della Nigeria. Nella prima sono state rapite la moglie e la figlia del vicepremier Amadou Ali, sorprese in casa insieme all’uomo mentre erano impegnate nelle celebrazioni per la fine del Ramadan. Il vicepremier sarebbe invece riuscito a mettersi in salvo, grazie all’intervento del suo personale di sicurezza. Nella seconda, invece, i guerriglieri estremisti hanno sequestrato il sindaco della città.
Nel “curriculum” terroristico di Boko Haram, che si prefigge l’instaurazione della shari’a nella Repubblica Federale bagnata dal Niger, il rapimento di due personalità politiche di una tale importanza è un salto di qualità notevole: dal 2009, cioè da quando il movimento è balzato agli onori delle cronache, la sua azione si è caratterizzata per attacchi alle chiese cristiane nigeriane, attentati esplosivi e suicidi, agguati mortali a sfondo religioso e rapimenti di tecnici stranieri in Nigeria. Il sequestro di due esponenti politici di un Paese frontaliero in quello stesso Paese prelude probabilmente ad una strategia di destabilizzazione politica più ampia.