Molto presto anche musulmani ed ebrei potranno accedere al mercato della carne coltivata in laboratorio. Di recente infatti le aziende del settore hanno ricevuto l’ok per la coltivazione di carni halal e kosher. La condizione perché ciò avvenga è che si rispettino i rispettivi standard religiosi.
Verso la seconda metà del mese di giugno, l’USDA ha dato il via libera a due marchi, Good Meat e Upside Foods, per iniziare a produrre e vendere pollo allevato in laboratorio o coltivato negli Stati Uniti. La problematica che sorge però a questo punto è di tipo sia teologico che metodologico: se la carne viene coltivata e venduta come prodotto “non macellato”, ha ancora bisogno del trattamento religioso (macellazione rituale) per diventare halal e kosher?
Sotto il profilo strettamente pragmatico, per il momento né Upside Foods né Good Meat hanno di fatto ottenuto la certificazione anche se entrambe hanno dichiarato di essere sulla strada giusta per ottenere il permesso ufficiale per far partire la produzione.
Dal punto di vista filosofico e religioso invece le cose non sono così semplici.
Good Meat ha convocato un gruppo di tre esperti della sharia che ha esaminato la produzione dell'azienda e ha concluso che la carne coltivata può essere halal se, tra gli altri fattori, le cellule da cui viene prodotta la carne provengono da un animale macellato secondo la legge islamica.
Per il momento Good Meat non è ancora in grado di soddisfare i requisiti richiesti per l’etichettatura halal, ma il CEO dell’azienda, Josh Tetrick, si dice fiducioso.
Sul versante kosher invece le cose sembrano andare un po’ più spedite. Da un recente report di Reuters, l’Unione Ortodossa (OU) - la più grande agenzia di certificazione kosher - il 6 settembre ha affermato che il pollo coltivato prodotto dalla società israeliana SuperMeat soddisfa i suoi standard poiché le cellule di pollo non sono state alimentate con ingredienti di origine animale e inoltre sono state estratte da un uovo fecondato prima che comparissero macchie di sangue.
SuperMeat e l'UO stanno lavorando su linee guida più ampie per il settore, ha affermato il CEO dell'azienda, Ido Savir.
Secondo l’OU e l’Islamic Services of America, un’agenzia di certificazione halal, più di 12 milioni di persone negli Stati Uniti mangiano prodotti kosher e 8 milioni mangiano prodotti halal.
La carne coltivata viene attualmente venduta solo in piccole quantità negli Stati Uniti e a Singapore, ma le aziende sperano che gli investitori pubblici e privati forniscano al settore denaro sufficiente per espandersi nel mercato alimentare globale e per raggiungere tutti i tipi di palati, anche vegani e vegetariani il cui unico deterrente verso il consumo di carne fosse l’uccisione dell’animale e non il sapore della carne in sé.
Di solito la carne sintetica deriva da un campione di cellule animali alimentate con una miscela di nutrienti e successivamente coltivate in vasche di acciaio, tutte operazioni atte a evitare i processi di allevamento industriale ad uso intensivo di terra e di macelli.
Nonostante l’entusiasmo di queste giovani aziende di affermarsi nel mercato alimentare, gli interrogativi e le controversie sulla carne coltivata in laboratorio sono ancora molte: è difficile pensare che tradizioni culinarie millenarie vengano rimpiazzate alla bell’e meglio con surrogati artificiali che poco hanno a che fare con l’autenticità dei sapori tradizionali che legano identità culturale e ritualità religiosa, e non basteranno bei proclami e campagne di marketing martellanti perché la gente si convinca a scegliere di consumarli.