Cinquant'anni fa, proprio tra il 25 e il 26 giugno, il cosidetto “Piano Solo” toccava la sua punta più alta di pericolo, con il governo, presieduto da Aldo Moro, che rimaneva senza maggioranza e rassegnava le dimissioni, dando modo al Generale De Lorenzo, allora comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, di spingere il “suo” piano verso l'esecuzione completa. Il “Piano Solo” era un progetto militare di emergenza, finalizzato ufficialmente a salvare “l'integrità del paese” attraverso “solo” l'utilizzo dei Carabinieri per occupare edifici pubblici, postazioni strategiche, sedi di partiti e sindacati (i “centri nevralgici” della nazione) nonché l'arresto e l'allontanamento in speciali strutture di esponenti politici (progetto di “enucleazione”, in meri termini burocratici stabiliti). Il piano aveva incominciato a “scaldarsi” in occasione della parata militare per la festa della Repubblica tenutasi il precedente 14 giugno, quando il generale De Lorenzo fece sfilare una nuova brigata meccanizzata, la quale fece impressione per la dotazione di armi e mezzi e che si sarebbero trattenuti nella capitale, insieme ad unità di paracadutisti e nuclei specializzati del settore trasmissioni, fino alla fine del mese successivo. Successivamente alcuni importanti uomini politici e sindacalisti furono “avvisati” di un loro possibile prelevamento e incominciarono a rendersi irreperibili, evitando di rincasare e cambiando radicalmente le proprie abitudini mentre il generale De Lorenzo, già precedentemente a capo del Sifar (Servizio informazioni affari riservati), gli allora servizi segreti italiani, faceva partire il “Piano Sigma”, creato allo scopo di rinforzare le fila dell'Arma con il richiamo di personale in congedo, e faceva circolare gli elenchi dei politici ritenuti più “pericolosi” e da “enucleare” in una base militare segreta ad Alghero, in Sardegna. Il piano sarebbe dovuto partire operativamente per il 28 giugno, ma le perplessità di alcuni alti ufficiali circa gli ordini ricevuti e altre “consultazioni” di non ben specificata natura militare e civile porteranno il piano ad una “stasi” che si protrarrà fino alla fine di luglio e successivamente fino al suo accantonamento. Nonostante le indiscrezioni e notizie (il socialista Pietro Nenni parlerà apertamente del “rumore di sciabole” riguardo al progetto) il “Piano Solo” rimarrà segreto fino al 1967, quando alcuni articoli de “L'Europeo” e successivamente “L'Espresso” (redatti si scoprirà tempo dopo grazie a contributi indiretti di agenti del servizio segreto russo Kgb) , che costeranno ai giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi una querela da parte di De Lorenzo e successiva condanna. Ancora oggi si discute circa la reale fattibilità del piano, visto da molti solo come una “prova di forza” da parte di De Lorenzo e settori della Massoneria circa gli “aggiustamenti” da effettuare in Italia contro i governi di centrosinistra, nell'ambito del piano Usa “Demagnetize” per mitigare l'influenza delle idee comuniste negli stati europei aderenti alla Nato e nel quale De Lorenzo aveva obblighi ben precisi e stipulati. Ancora molto è coperto dagli “omissis” apposti dai governi succedutisi negli anni, ma per molti storici la messa in opera del “Piano Solo” coincide con l'inizio di quellla “strategia della tensione” che influenzerà il nostro paese fino ai giorni nostri.