La memoria di questi Santi si perde nei secoli, ma la loro esistenza è innegabile. Nel IV secolo papa Domaso fece ripulire il cimitero di Bassilla, in seguito chiamato San Ermete, in occasione dello spostamento delle reliquie dei Santi in area urbana. Onorò i loro corpi con un lucernario e ponendo sotto il cubicolo a loro dedicato una lastra, che recitava:
Te Protum retinet melior sibi regia coeli
sanguine purpureo sequeris yacinthe probatus
germani fratres animis ingentibus ambo.
Htc victor meruit palman prior ille coronam
Proto e Giacinto erano due schiavi eunuchi, appartenenti alla nobile Eugenia di Alessandria d'Egitto (poi diventata Santa). Con dolcezza e dedizione i due servirono la nobile, e lei iniziò a trattarli come amici. Dopo poco tempo, loro si sentirono liberi di parlarle di Gesù e della loro religione cristiana, e lei si convertì.
Capendo l'importanza dell'evangelizzazione, Eugenia cedette i due servi alla nobile Bassilla, e anch'ella si convertì. Proto e Giacinto operarono tantissime conversioni nelle alte sfere dell'impero romano, finché infine non vennero catturati e martirizzati.
Le ossa di Proto sono venerate nel Collegio di Propaganda Fide, quelle di Giacinto nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini.